Recensione domino regia di Tony Scott USA 2005
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Recensione domino (2005)

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locandina del film DOMINO

Immagine tratta dal film DOMINO

Immagine tratta dal film DOMINO

Immagine tratta dal film DOMINO

Immagine tratta dal film DOMINO

Immagine tratta dal film DOMINO
 

Finalmente il cinema si accorge di uno dei personaggi più interessanti e controversi del background americano: Domino Harvey.
Figlia dell'attore Laurence Harvey e della modella inglese Pauline Stone, Domino, chiamata così in onore della bond girl di "Thunderball - Operazione Tuono" (mai nome fu così propiziatorio) diviene orfana di padre molto presto, crescendo con una madre molto assente e preoccupata più di far soldi che di sua figlia.
Dopo essere stata espulsa da ben quattro scuole, Domino intraprende l'attività di modella, ma gonna e lustrini non le si addicono e così inizia una carriera più consona alle sue inclinazioni: quella di cacciatrice di taglie. La sua vita, però, è destinata ad essere una candela al vento e così il 27 giugno 2005, a causa di un'overdose di barbiturici, da cui era dipendente, la sua fiamma si spegne.

Domino sembra essere la vipera mancante di Bill, ed era inevitabile che il cinema prima o poi si accorgesse della sua eccentrica personalità.
Con una storia del genere, un budget di 50 milioni di dollari, la sceneggiatura del regista cult Richard Kelly ("Donnie Darko"), e Keira Knightely, l'attrice del momento, nei panni della protagonista, c'erano tutti gli ingredienti perché questo film fosse un successo mondiale, eppure una serie di errori ne ha fatto un flop: in primis la scelta del regista Tony Scott, fratello di Ridley, più a suo agio a raccontare gli eroi americani di "Top Gun" o di "Giorni di tuono" che non la storia di un'anti-eroe come Domino.

A Tony Scott non interessa la vita di Domino né la sua infanzia vissuta in collegio, e non si interroga più di tanto sui processi che la portano a diventare un personaggio così fuori dagli schemi; a Scott bastano pochi fotogrammi per raccontare la sua giovinezza, focalizzandosi soprattutto su alcuni momenti "chiave": anzitutto la morte del pesciolino, unico compagno e amico di Domino, che le fa cambiare idea sulla vita ("Meglio non affezionarsi mai troppo ad una persona, altrimenti si soffre di più quando ci viene a mancare").
Il pesce rosso è un simbolo costantemente presente per tutto il film - la protagonista ce l'ha addirittura tatuato sulla spalla - ed è la morte di un altro pesce rosso a riuscire a far piangere la giovane cacciatrice di taglie anche quando ormai sentimenti compassionevoli sembrano non appartenerle più. Proprio in seguito a questa seconda mancanza, Domino dice ad i suoi compagni: "Avremmo dovuto fermarci quando è morto il mio pesciolino rosso, era un avvertimento dall'alto".

Altro elemento su cui si sofferma l'occhio di Scott è il lancio della monetina nella chiesa, anch'esso ricorrente: "Testa vivi, croce muori"; si potrebbe sintetizzare così la filosofia di vita di Domino.
Infine l'elemento spirituale (durane il lancio della monetina fa da sfondo il soffitto della Chiesa, su cui è raffigurata un'immagine di Cristo al contrario), che trova il culmine in una delle scene più imbarazzanti ed inspiegabili, vale a dire il cameo di un Tom Waits angelico che, seduto su una poltrona abbandonata, impartisce lezioni di vita e profetizza eventi.
Il film prosegue arrivando in breve tempo all'arruolamento di Domino nella squadra di cacciatori di taglie che comprende Ed Mosbey (Mickey Rourke) e Choco (Edgar Ramirez), trovato attraverso un assurdo annuncio su un giornale per entrare nella scuola di cacciatori di taglie.
Da qui incomincia il caos, ed alla storia già abbastanza complessa si uniscono i temi più svariati, a volte inseriti forzatamente.

Si passa quindi dai disturbi che provoca Domino all'interno del clan (dirà Ed: "Le donne ci fanno diventare deboli, sanno come ucciderci"), all'amore silenzioso di Choco, finendo col raccontare la messa in scena di una rapina che serve a trovare 300.000 $ per l'operazione della nipote di Laatisha, una delle tre donne del capo, che coinvolge anche il figlio di un noto boss mafioso che vorrà quindi vendicarsi. A questo si aggiunge la critica alla televisione attraverso un produttore che sceglie di fare della vita di Domino un reality, aggiungendo al cast, non si sa bene per quale motivo, anche i due attori della fortunata serie "Beverly Hills 90210" (Ian Ziering e Brian Austin Green) ormai in declino, che si ritrovano a diventare due ostaggi, anche questo in modo piuttosto inspiegabile. Infine Sott termina la guarnizione con un po' di terrorismo afgano, che non guasta mai.
Da notare anche la partecipazione di Laatisha al "Jerry Springer Show" come nonna più giovane d'America, a 29 anni - nonostante l'attrice che la interpreta ne abbia 40 - che tratta l'argomento delle razze miste, come i "cinegri", finendo col litigare con una signora del pubblico. Come se non bastasse il tutto è alternato al dialogo tra Domino e la sua psicologa criminale, Lucy Liu, ripetendo tutti i cliché tipici della scena.
La fotografia è quella a cui ci ha abituato Scott negli ultimi anni, sgranata e privilegiante tonalità scure.

Tony Scott racconta le vicende scimmiottando i pulp movie ed in particolare l'ovvio punto di riferimento Tarantino, come si vede nelle uccisioni compiute con sottofondo musicale - che rimandano evidentemente a "Le Iene" - o l'assurda lap dance di Domino, senza averne né le capacità, né la maestria. Il risultato finale è un videogame mal riuscito, confuso e snervante, che mischia troppe tematiche senza centrarne nessuna, evitando accuratamente di trattare la tossicodipendenza e l'omosessualità di Domino.
A conti fatti, la frase iniziale "Una storia vera... più o meno", suona come un'insolita dichiarazione di intenti manipolativi.

Peccato per la Knightely, dal look androgino, che si impegna particolarmente esibendosi anche per la prima volta nuda in una vorticosa scena di sesso. L'ormai onnipresente Christopher Walken è a dir poco sprecato nel ruolo del produttore televisivo, così come Mena Suvari nei panni della sua segretaria, la cui bellezza viene nascosta e sminuita.
Richard Kelly delude, ma forse l'esito della pellicola sarebbe stato diverso se dietro la macchina da presa ci fosse stato lui al posto dello sbiadito Scott.

Flop in tutto il mondo, negli USA "Domino" ha guadagnato appena 10 milioni di dollari, da sommare ai 20 del resto del mondo, ed in Italia è uscito con un anno di ritardo a fine estate del 2006.
Il cameo finale della vera Domino lascia un po' di amarezza e chiarisce meglio la sua scelta, lasciando un alone di mistero su come avesse fatto a diventare modella.

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Recensione a cura di victor - aggiornata al 29/01/2007

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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