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Heimat - 2. Il centro del mondo (1929-1933)

Heimat - Il centro del mondoLa trappola scatta, la martora è uccisa ma Paul è lontano ora più che mai. Nella "terra della sedia elettrica", come gli fa notare un vecchio pazzo (savio) che predice esattamente il futuro del ragazzo (non più) eterno, destinato a diventare simbolo dell'americano medio di lì a qualche anno.
La perdita dell'Heimat, la fuga da essa porterà a tutto questo, in una Germania da dove il pazzo, questa figura che compare per cosi poco eppure si imprime cosi tanto nella memoria (collettiva?), è scappato annotando in un foglio lunghissimo tutti gli –ismi di questo mondo. Gli "-ismi" che porteranno inevitabilmente a qualcosa di male, al Naz-ismo che ancora manca nel foglio del vecchietto ma viene, appunto, predetto.
A Schabbach tutto ricorda Paul e Maria non si da pace, sa che egli non tornerà più eppure anche una gita da dipinto bucolico a cercar le more può diventare l'occasione di ricordare un evento funesto ed inspiegabile, quello della donna uccisa e trovata nuda proprio da Paul. Comincerà Maria poi a tentare di dimenticare questo marito scappato via senza motivo apparente, senza avvertimenti di sorta, cosi all'improvviso; ci riuscirà solo dopo anni.

Heimat - Il centro del mondoMa questo "Centro del Mondo" che copre quattro anni di storia tedesca fondamentale è basato principalmente sulle predizioni; lo sono i sogni premonitori di Katarina, la vegliarda che immagina (più per paura) suo figlio Eduard in cura a Berlino irretito dalle donne sofisticate di città, rappresentate per l'occasione dall'apparizione fugace e "storica" di una francese a cavallo in quel di Schabbach. E se Katarina sogna più per la sua sagacia e saggezza contadina tutto questo, non si può dire che abbia torto dato che Eduard trova la sua futura moglie proprio a Berlino. In un bordello. Berlino è mortifera dietro le luci e il "calore" del colore, usato in massiccia dose rispetto al bianco e nero prevalente nel primo episodio. La prima cosa che Eduard vede arrivato a Berlino non è un segnale di vita ma bensì di morte, un morente portato via dall'ambulanza. E nel bordello ritroviamo l'humus sociale della Germania dell'epoca, discorsi di gente qualunque che parlano della storia in corso di cui forse nessuno, se non i nazisti stessi, riescono a prevedere la portata rivoluzionaria.

Un altro punto di forza di "Heimat", quando la microstoria si interseca con la macrostoria (ma questo quasi sempre accade, c'è da dire), è che Reitz non spiega gli avvenimenti tra i più importanti del '900 tedesco; semplicemente li mostra. Heimat - Il centro del mondoC'è una capacità di scrittura magnifica in quella sequenza lunghetta e significativa ambientata nel bordello, dove Eduard deciderà la sua vita matrimoniale con Lucie ("amore" a prima vista tra i due), ed è quella di dire tutto con brevi accenni, anche con qualche frase noncurante messa lì quasi per caso. Ma NON è un caso che le puttane ridano dei discorsi di un nazionalsocialista che già comincia ad esaltare il suo fuhrer, dichiarando il programma di zittire tutti coloro che non la pensano alla stessa maniera; sono discorsi talmente assurdi e improbabili che proprio Lucie li stigmatizza ironizzandoci sopra. Lucie, vedremo successivamente, sarà tra le più ferventi seguaci del nazismo a Schabbach ma già qui capiamo che non per convinzioni politiche o etniche: come per la maggioranza dei tedeschi, si tratta di puro arrivismo sociale che l'avvento della rivoluzione ("la meno sanguinosa della storia") nazista potrà portare a compimento. La rivalsa di una nazione umiliata dal trattato di Versailles, certo, ma anche di persone che saliranno al volo sul cavallo dei distruttori (vincitori) con la svastica per avere prestigio nella società, crescere, espandersi. Secondo ideali borghesi da città sofisticata quale è Berlino; a Schabbach tutto questo arriva con ritardo ma sono in pochi a condividere l'entusiasmo per Hitler o il suo compleanno, a parte i soliti noti (Wiegand e Wilfried in primis, ovviamente).
"Nazistizzare" Schabbach o comunque la campagna contadina tedesca non è la stessa cosa: Katarina non ha paura di criticare queste "pagliacciate" o di dire che del compleanno del cancelliere non gliene importa nulla, pur venendo zittita con timore dalle altre donne di paese perché qualcuno la potrebbe sentire. Heimat - Il centro del mondoEppure anche lei, come sua figlia Pauline che nel momento della marcia nazista ricorda la sassaiola con la preveggenza (ancora) di ciò che succederà al marito orologiaio, capisce che qualcosa sta succedendo. La rivoluzione meno sanguinosa della storia in realtà comincia a reclamare tutto il sangue che ancora non era stato versato: marxisti sono deportati in centri di rieducazione "dove staranno bene". E non torneranno mai più. La Storia e la storia, impossibile scinderli in un film-fiume come "Heimat": dove la microstoria e la macrostoria sono sempre intrecciate, come nel compleanno (coincidenza) tra un parente di Katarina e quello di Hitler. Per Katarina è più importante il primo. Per la maggior parte dei tedeschi ovviamente non c'è Storia che tenga.
Se si torna alla saggezza contadina, sempre quella preponderante in questa lontana Heimat del tempo, riesce a colpire l'invito della nonna Katarina verso suo nipote nel finale: "promettimi che non metterai più questa divisa". La stessa divisa che con gioia e orgoglio porteranno suo figlio Eduard (che farà una breve carriera) e la nuora, una donna che secondo suo figlio ha frequentato la società più alta cittadina. Ma se un arguto disse la frase che puoi essere seduto sul trono più alto ma sei sempre seduto sul tuo sedere, Reitz ribadisce in continuazione la provenienza di Lucie, quasi esageratamente patetica nelle sue voglie di conquistarsi una posizione sociale come per rivalsa del suo ex ruolo di direttrice di un bordello.


Torna suSpeciale a cura di elio91 - aggiornato al 25/01/2013

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