Robert Wolf è un nativo americano che viene inseguito dall'FBI perchè ha deciso di vendicarsi dei delinquenti che hanno stuprato e ucciso sua madre nella loro riserva. Wolf incrocia la strada di Cash (Mollohan), un musicista squattrinato, con cui forma un
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Si respira aria di libertà in questo Road to Paloma. Un'aria che ha le ore contate in considerazione che il protagonista è ricercato per l'omicidio di un uomo che a sua volta ha stuprato e ucciso la madre. I temi quindi non sono nuovi: giustizia che viene applicata con due pesi e due misure. L'america dei grandi spazi e l'america marginale, spesso e volentieri dimenticata. Mi è sembrato un film un po' velleitario, ma in fondo sincero. Non mi ha convinto del tutto.
In sella ad un chopper d'epoca attraverso i deserti americani con l'accusa di omicidio a gravargli sulle spalle, ecco il nuovo Jason Momoa in versione intimista/spirituale/sciamanica. Francamente troppo anche per chi ne ha viste ormai di ogni. "Road to Paloma" offre una versione totalmente inedita del muscolare attore, al solito inespressivo, ma sicuramente ambizioso nell'ignorare gli sviluppi più action della vicenda cercando di ammantare l'"on the road" di arricchimenti interiori ottenuti a suon di conoscenza in un mondo povero solo dal punto di vista materiale. Purtroppo Momoa mostra intenzioni encomiabili ma approfondimenti populisti e a dir poco faciloni: la rappresentazione del suo personaggio è ricattatoria -sembra una specie di buon samaritano in odore di santità- per non parlare dei sotterfugi retorici utilizzati per spostare l'attenzione da una storia inesistente, regolarmente messi in atto con subdoli panorami mozzafiato e canzoni da brividi che in tale contesto assumono connotazioni da vuoto pneumatico totale. Dolore e disperazione restano chimere irraggiungibili, la denuncia sociale è appena accennata e la feroce catarsi finale è quanto di più prevedibile possibile. Gli incontri verso la meta finale lasciano interdetti per pochezza (spicca per inutilità la comparsata di Lisa Bonet, chiamata in causa giusto perchè moglie di Momoa nella realtà), mai realmente utili per elevare dalla mediocrità di un personaggio senza alcun appeal. Il plateale verso a "Easy Rider" fa accapponare la pelle.
Un film molto particolare, sicuramente non per tutti, realizzato tramite un progetto indipendente finanziato quasi interamente da Momoa stesso. Lento ma allo stesso tempo estremamente affascinante, ricco di emozioni, la storia narra della fuga di un uomo, che dopo aver giustiziato personalmente l'assassino di sua madre, salta in sella alla sua motocicletta (una splendida Panhead del '56) e intraprende un viaggio verso il nulla, in fuga non solo dalle autorità ma dal mondo intero, alla ricerca di sè stesso e del significato della vita, ben consapevole che quella sarà la sua ultima avventura da uomo libero. Così, assistiamo ad una serie di avvenimenti che ci porteranno a conoscere sempre più a fondo l'essenza e lo spirito del protagonista (Momoa perfetto per la parte), attraverso svariate vicissitudini, conoscenze casuali ed una serie di ostacoli che si infittiscono sempre più mano a mano che la fuga giunge al capolinea. Il tutto accompagnato da delle atmosfere cupe, a tratti mistiche, rese indimenticabili dalle stupende locations notturne dei deserti californiani e dal sound inconfondibile del chopperino cavalcato da Momoa. Una storia sincera in un film poetico, passionale, che sa catturare e stregare lo spettatore come pochi.
Ammetto di essere un po' di parte in quanto grande appassionato di motociclette e di film "on the road", ma questo Road to Paloma riesce a trasmettere qualcosa di unico, di speciale, che colpisce nel dritto nel cuore e lascia una sensazione di appagamento profondissima, quasi di liberazione totale. ....Bellissimo.