re granchio (2021)

Mondo perduto intriso di lotta di classe, di individualismo della sopravvivenza, di dicerie paesane. È proprio sulla diceria che è costruito il film del duo De Righi/Zoppis: i pettegolezzi del passato sulla figura di Luciano e come quella storia è narrata ai giorni nostri. E non è un caso che il film apra storie nella storia, apra quindi parentesi narrative a richiamare ciò che accade normalmente nelle storie "per sentito dire" (quando molto è invenzione e di verità ne rimane poca).

Un film in bilico tra il mondo bucolico ma amaro del cinema della Rohrwacher e quello più brutale e fisico (finanche western) di un Herzog, questo "Re Granchio" è un film interessante e aperto a diverse chiavi di lettura, per quanto non riesca sempre a tenere testa a pretese autoriali che affogano un po' troppo nell'arthouse più catchy e di maniera.

Credevo di trovarmi davanti un film sperimentale (e quindi rompermi le palle in maniera tremenda), invece questo Re Granchio tiene davvero botta con una storia semplice ma ben orchestrata (con le sue lungaggini e la sua lentezza, chiaro) che lascia molte suggestioni allo spettatore e permette una buona immedesimazione (nonostante i primi minuti di difficile accesso all'atmosfera del film).

A colpire però sono sicuramente i sontuosi costumi (gran risultato per un budget relativamente basso, ricorda il Tosi de Il gattopardo), la fotografia spettacolare su pellicola e l'interpretazione sentita del protagonista Silli.