perfidia (1944)

"Sembra che non sapessi cos'è la vendetta di una donna"


Questa frase detta da uno dei personaggi principali del secondo lungometraggio di Bresson è particolarmente esplicativa del tema portante del film,la vendetta femminile e il possesso ad ogni costo della persona amata. Impreziosito dagli splendidi dialoghi di Cocteau,è un melodramma trascinante e sempre interessante,l'attenzione non cala mai.
Titolo italiano particolarmente esplicativo e conciso ma tutto sommato anche azzeccato,d'altronde nel finale è difficile rimanere indifferenti e non provare quasi un moto di rabbia per le parole al vetriolo di Hélène.
Meravigliosi i primi piani del finale,una prostituta che diviene angelo.

Il secondo lungometraggio di Robert Bresson è tratto da un episodio del romanzo "Jacques il fatalista e il suo padrone" di Diderot, girato l' anno successivo al suo esordio e scritto in quattro mani con il contributo di Jean Cocteau come sarà sempre solito fare, perché "uno scrittore è scrittore più di me. Io sono soltanto un regista". "Perfidia", per la parte melò è un "Les Enfants du Paradis" minore (per lo meno me lo ricorda, forse per la somiglianza della Cesarès alla Arletty), atipico per il regista francese perché si tratta appunto di un melodramma classico, anche se molto cupo (sostanzialmente fotografato in nero), e atipico per il Bresson in B/N perché il denaro (o meglio non averlo) ha un ruolo significativo se non decisivo. Un' altra caratterizzazione del Male oscuro presente nella società, ma ancora atipicamente per Bresson impersonificato dall' attrice protagonista, una giovane e ricca borghese che si vendicherà sul suo amante che nel frattempo si è innamorato di Agnès, ragazza povera che mantiene la madre con i regali dei propri incontri occasionali. Coerente comunque con la celebre poetica di Bresson, è tuttavia il suo film che meno ho apprezzato. Adesso sono nei guai, ci sono i Capolavori.