Il ritratto di una famiglia qualsiasi, dagli anni Ottanta ai giorni nostri: quella di Rose, originaria della Costa d'Avorio, che arriva in Francia con i suoi due figli Ernest e Jean e si stabilisce in un quartiere della periferia parigina.
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Due Fratelli o per meglio dire Rose ed i suoi figli che poteva essere un titolo alternativo. E' una storia d'immigrazione che copre un arco di tempo di trent'anni. Un prograssivo sradicamento dalle proprie origini diviso in tre segmenti, ognuno dedicato ai singoli protagonisti ed alla loro evoluzione. Su Rose si evidenzia subito la sua diversa mentalità: é una donna forte ed indipendente, uno spirito libero che non viene soffocato da lavori umili. Lasciare il paese d'origine è stata una scelta precisa e ponderata per avere maggiori opportunità per lei ed i suoi due figli. Una forte personalità che in un certo senso ingabbia il primogenito, Jean, protagonista del secondo segmento. Schiacciato dalla responsabilità di dover emergere, straniero in una terra straniera, e continuamente stimolato dalla madre. Dei tre è colui che soffre più lo sradicamento. Si intuisce la frustrazione di avere un futuro predefinito diverso dalle proprie ambizioni. Il peso del fallimento e di essere spodestato dal ruolo di uomo della casa e riferimento per il fratello minore, con il nuovo compagno di Rose è la goccia che fa traboccare il vaso. Con l'ultimo segmento, dedicato ad Ernest, il fratello minore, è solo l'ultima tappa di una disgregazione familiare. L'ultimo figlio rimasto, dopo il ritorno di Jean in Costa d'Avorio, si emancipa a sua volta da Rose. Ha scelto il suo futuro ed il suo destino lontano dai legami familiari. E' un film dal forte taglio minimalista, non ha la pretesa di diventare uno spaccato sociale e si concentra sull'evoluzione dei personaggi nel corso degli anni, ben sostenuta da un ottimo cast d'attori su cui spicca la Lengronne. Tale impostazione permette alla Sérraille di tenere la barra dritta senza tentennamenti, aldilà di qualche immagine didascalica, ma al tempo stesso è forse il limite di un film che non ha quel qualcosa che permette di rimanere impresso.