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Cielo grigiastro, ciminiere industriali, bambini con bocche cucite e numeri sulla fronte. Con l'aggiunta di della marcia funebre di Chopin in sottofondo, è il ritratto stesso di un mondo orientato totalmente all'omologazione, all'indiffernza ed a un buonismo gratuito che non crea né competizione né tantomeno meritocrazia. Tutti uguali, tutti irrigimentati, tutti indirizzati verso un percorso unico. L'atmosfera è realmente lugubre e tetra, non offre apparentemente arpigli di alcun modo, ma la voglia di compiere un gesto aldifuori degli schemi, semplice quanto sconosciuto, induce alla ribellione verso la scuola ed il sistema stesso. Per qualche assonanza ricorda a tratti THe Wall di Parker.
Bocche cucite con cerniere nella grigia e deprimente città. Nessuna parola, nessun rumore, nessuna emozione tra i banchi di una classe in cui tutti gli allievi sono uguali per capacità ed aspetto fisico. Li differenzia solo un numero impresso in fronte mentre vengono indirizzati ad una (non) vita tipo automi a favore del risultato perfetto e della totale anestesia emozionale. Poi tutto cambia: un cagnolino viene investito da un treno in corsa. Qualcosa si incrina in quel mondo apatico, fatto di azioni reiterate all'infinito e mai fuori da schemi prestabiliti. La rivoluzione si scatena con lo spalancarsi delle bocche sigillate. Ora finalmente si può ridere a crepapelle e sentirsi vivi, anche se gli attimi per assaporare quella stupenda sensazione chiamata libertà hanno già irrevocabile scadenza. Corto di sci-fi distopica di notevole livello, molto curato sia per quanto riguarda la grafica che la soundtrack. Assume ancore a più valore perchè trattasi di un progetto scolastico ideato da quattro ragazzi giapponesi.