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Dramma ben diretto da Mayo che punta il dito contro organizzazioni criminali come la Black Legion (come da titolo) che operava sul suolo americano negli anni '30. Buono l'apporto del cast, con un Bogart già rodato e alle spalle una discreta gavetta, autore di performance sentite e convincenti che esaltano una sceneggiatura robusta e senza tempi morti. Un buon film, datato ma meritevole della visione.
Robusta narrazione dell'orrore organizzato dalla setta razzista incappucciata. Film vecchiotto, ma da vedere e rivedere. Con un Bogart, già in grande spolvero, che di lì a poco sarebbe diventato il Bogart che tutti conoscono.
In un periodo in cui l'America stava cercando faticosamente di uscire dalla Grande Depressione e dall'Europa giungevano venti che inneggiavano all'intolleranza da parte dei grandi totalitarismi, il film di Mayo con un Bogart pienamente convincente, oltre ad essere un ottimo film di denuncia vuole essere anche un monito contro questo tipo di deriva sociale anche all'interno di una nazione dalle profonde radici democratiche come gli Stati Uniti. Il desiderio legittimo di un migliore benessere sociale per un individuo non deve calpestare la libertà e i diritti dell'altro.
Un piccolo gioiello, questo vecchio film di Mayo, dove il punto di forza è l'inquietudine e l'atroce veridicità nel raccontare le gesta del ku-klux khan senza compiacimenti e ambiguità di sorta. Un film coraggioso (per i tempi) e "progressista", con un'indimenticabile Bogey vittima di un sistema (o delle malsane influenze altrui). Le sequenze delle flagellazioni sul corpo di una vittima inerme sono ancora oggi di autentica ferocia. Un film da riscoprire e rivedere, che è superfluo etichettare nella corrente del "dramma sociale americano"