Recensione tropic thunder regia di Ben Stiller USA, Germania 2008
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Recensione tropic thunder (2008)

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locandina del film TROPIC THUNDER

Immagine tratta dal film TROPIC THUNDER

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"Tropic Thunder" è probabilmente nel suo genere, quello della commedia d'azione, uno dei migliori film che si possano trovare in circolazione.
Il film prende l'avvio dalle carriere ormai al tramonto di tre attori ex-campioni di incasso, che vogliono dimostrare di essere all'altezza anche per ruoli drammatici e rilanciarsi sotto un'altra veste: Tugg Speedman, "the action guy", l'eroe del film "Torrido" e dei suoi innumerevoli seguiti tutti effetti speciali; Jeff Portnoy, "the comedian", un emulo di Eddie Murphy ma molto più volgare, divenuto famoso per i suoi ruoli da petomane nel film "Ciccioni"; Kirk Lazarus, "the Academy-award winner", l'attore impegnato e sregolato che vive il metodo di interpretazione Stanislavskij portandolo ai massimi estremi. A loro si aggiunge il cantante hip hop Alpa Chino che ha sfondato le classifiche con l'hit "I love tha' pussy", il cui senso è di facile interpretazione, e che possiede a sua volta, come ogni buon rapper pataccone, anche una linea di merchandising di prodotti energetici come "Booty Sweat" (Sudalo Tutto), capi d'abbigliamento maschile e persino dolciumi; insoddisfatto di tutto il successo, desidera affermarsi anche nel mondo del cinema, come i vari Eminem, Snoop Dog, Coolio e 50 Cent.

Seguendo la biografia di un reduce della guerra del Vietnam, l'unico ad aver ceduto i diritti a Hollywood, come recita una didascalia iniziale che fa subito intendere l'aria che si dovrà respirare durante il corso della pellicola, il regista inglese Damien Cockburn (Steve Coogan) è deciso a girare il più grande film di guerra mai realizzato con un cast di stelle e una megaproduzione di supporto alle spalle. Durante una delle scene d'azione più spettacolari, dove vediamo in atto una delle più belle parodie mai fatte di numerosi film di guerra, una serie di errori manda a monte tutto quanto e lo Studio decide di fermare la produzione.
Sarà John "Quadrifoglio" Tayback, il reduce impazzito, a convincere il regista a portare gli attori nella giungla per fargli vivere la vera esperienza del soldato, posizionando alcune microtelecamere sugli alberi. E inutile aggiungere che tutto andrà storto, dal momento che gli attori, scambiati per agenti della DEA, si troveranno di fronte un gruppo di guerriglieri produttori di eroina pronti a farli fuori.

"Tropic Thunder" a differenza di quanto potrebbe sembrare non è solo una semplice parodia dei film di guerra americani, ma è soprattutto una satira corrosiva e ferocissima sul mondo del cinema e della musica e in generale di tutto lo showbiz statunitense, delle sue trame e del modo in cui oggi viene inteso e vissuto, della gente che lo popola a partire dall'assistente più ruffiano fino al produttore più carogna, includendo anche una bella critica all'ipocrisia generale che circola in quegli ambienti.
Il film di Stiller può essere considerato, all'interno di tutto questo, anche come la "nemesi" del "politicamente corretto", poichè nessuna categoria ne esce sana e salva. Negli Stati Uniti, come prevedibile, il film ha suscitato le ire di molte associazioni per disabili e non solo che, spiace dirlo, fanno ancora molta fatica a distinguere la satira dall'offesa gratuita, non riuscendo a capire che l'interpretazione di Tugg Speedman alias Ben Stiller di un ritardato nel finto film "Simple Jack" non è altro che un attacco diretto a tutti quegli attori che recitano ruoli molto drammatici con il solo scopo di vincere un Oscar.
A questo proposito funziona benissimo il personaggio di Kirk Lazarus (Robert Downey Jr.), un attore australiano che tramite un'operazione chirurgica scurisce la sua pelle e impara a parlare come un nero per interpretare il ruolo di un soldato afroamericano, sebbene nel cast ci sia già un vero attore nero, il rapper Alpa Chino.
Non sono poi risparmiate battute su attori come Jon Voight, Sean Penn, Tom Hanks, Jennifer Love Hewitt, che si prestano (non tutti in verità) per un simpatico cammeo finale.

Racconta Stiller che l'idea di realizzare questo progetto nacque addirittura nel lontano 1987, nel periodo in cui uscivano al cinema pellicole come "Platoon" e "Hamburger Hill" e Stiller era impegnato in un piccolissimo ruolo nel film "L'impero del sole" di Spielberg. I suoi amici attori tornavano da quelle esperienze lavorative dichiarando di aver vissuto sensazioni al limite, come dei veri soldati, esaltando la propria forza di spirito.
Stiller, che fu scartato dai provini per "Platoon" da un Oliver Stone che lo rimandò indietro con un secco e lapidario "sei carino, torna un'altra volta", decise che le ridicole affermazioni dei suoi colleghi, strapagati, viziati e ovviamente lontanissimi dall'aver vissuto situazioni da guerra vera, potevano essere il materiale da cui partire per trarne un film comico. Strano ma vero, è così che si riunì l'improbabile coppia Ben Stiller- Justin Theroux (attore feticcio di Lynch visto in "Mulholland Drive", "INLAND EMPIRE" e recentemente anche sceneggiatore di "Iron Man") per scrivere questa satira che ha impiegato due decenni per venire realizzata. A loro si è unito anche lo sceneggiatore di commedie Etan Cohen, solo quasi omonimo del ben più famoso "fratello Coen".
Ma ben vengano gli anni impiegati a scrivere se questo "Tropic Thunder" 2008 è il risultato finale.

Ispirandosi a "fatti d'attori realmente accaduti", il trio di sceneggiatori imbastisce una storia esplosiva dove a farla da padroni sono le star del cinema viziate oltre ogni limite, che si fanno portare la frutta fresca da un inserviente sul set, vogliono per contratto i loro registratori dvd, non hanno mai letto una sceneggiatura per intero e per concludere non hanno la benché minima idea di dove si trovino mentre girano il film. Oltre agli attori, nelle grinfie di Stiller & Co., ci sono finiti anche i cantanti hip hop omofobi e ricchissimi, che cantano di ghetti, belle donne e vita di strada e rilasciano interviste all'interno delle loro opulente ville caratterizzate dal lusso più sfrenato.
"Tropic Thunder", inoltre, può vantare anche delle ottime scene d'azione, dirette con grandissima maestria e senso del ritmo da un regista che di mestiere fa l'attore comico, dove vengono incastonate perle di comicità demenziale di alto livello.

Per i ruoli delle star viziate sono stati scelti attori che in questo momento stanno vivendo il loro periodo cinematografico di massimo splendore ma che, a differenza dei personaggi interpretati, conoscono alla perfezione il proprio mestiere.
Se Ben Stiller si conferma attore di razza e perfetto commediante burattinaio e Jack Black è ormai diventato una maschera comica che rimarrà nella memoria degli spettatori dei prossimi anni, il vero deus ex machina di tutta la vicenda è l'immenso, e questa volta è il caso di dirlo, Robert Downey Jr., risollevato da una carriera colata a picco per problemi di droga e alcool ormai lasciata alle spalle.
Attore sopraffino, estremamente eclettico e adattabile a qualsiasi ruolo, regala una performance straordinaria da incastonare nell'oro e appendere nel salotto buono di casa. E indubbio che questo film vada visto, almeno una volta, in versione originale, per non perdere un attore bianco che recita, parla, imita le movenze di un nero e che proprio con un attore nero, Brandon T. Jackson, ha i suoi battibecchi in alcune delle sequenze più esilaranti del film.
Affollano questi 107 folli e surreali minuti uno stuolo di caratteristi più o meno conosciuti, tra cui il bravissimo e sorprendente Brandon Soo Hoo nella parte del bambino capo dei trafficanti, e due grosse star in un ruolo insolito, Matthew McConaughey e Tom Cruise.
Se McConaughey nella parte di un lampadato agente di casting è una scelta azzeccata, Tom Cruise nel ruolo di un irriconoscibile e cattivissimo boss di uno Studio è davvero imperdibile. Strano a dirsi, ma forse Cruise si ritrova tra le mani uno dei ruoli migliori dei suoi ultimi anni di carriera, libero di sbizzarrirsi fino all'eccesso.
"Tropic Thunder" lascia intendere, infine, la netta superiorità della vis comica americana nel panorama del cinema mondiale, e almeno questo, possono star certi, è un primato difficile da scavalcare.

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Recensione a cura di matteoscarface - aggiornata al 24/09/2008

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