Recensione the experiment - cercasi cavie umane regia di Oliver Hirschbiegel Germania 2001
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Recensione the experiment - cercasi cavie umane (2001)

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locandina del film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE

Immagine tratta dal film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE

Immagine tratta dal film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE

Immagine tratta dal film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE

Immagine tratta dal film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE

Immagine tratta dal film THE EXPERIMENT - CERCASI CAVIE UMANE
 

Tarek Fahd (Moritz Bleibtreu), tassista di professione ma con un passato da reporter, risponde ad un annuncio trovato su un giornale, accettando di partecipare come volontario ad un esperimento scientifico della durata di 15 giorni, in cambio di quattromila marchi.
Una volta accettata la sua partecipazione al progetto da parte degli organizzatori, Tarek si accorda in segreto con il giornale per il quale aveva lavorato in precedenza, per indagare dall'interno sull'esperimento stesso. Il protagonista si viene a trovare così in un gruppo composto da 20 persone, delle quali 8 saranno guardie carcerarie, e 12 detenuti, compreso il protagonista.
L'esperimento non è altro che una realistica simulazione della vita di prigione, dove i detenuti passano le giornate rinchiusi nella tristezza delle celle, mentre le guardie hanno il dovere di sorvegliarli e far rispettar loro le regole con ogni mezzo possibile; tutto viene filmato e monitorato dagli ideatori dell'esperimento stesso 24 ore su 24. Dopo pochi giorni di reclusione, però, le guardie cominciano a lasciarsi prendere troppo dal senso di potere, e la situazione inizia così a degenerare.

"Das Experiment", del tedesco Olivier Hirschbiegel, può essere definito la vera e propria rivelazione cinematografica del 2001. Basato su un esperimento realmente avvenuto, il famoso "Stanford Prison Experiment" del 1971, il film che ci viene presentato risulta essere davvero interessante per diversi motivi. Nonostante il genere reality sia tra i più gettonati degli ultimi anni, "Das Experiment" si distacca dalla scia di Grande Fratello & Co. con straordinaria originalità, prestandosi nelle due ore di pellicola ad analizzare attentamente il genere umano e la sua complicata psicologia.
La regia, volutamente scarna, quasi asettica, fa sì che il film si limiti ad esporre gli avvenimenti nel modo più oggettivo possibile, senza influenzare lo spettatore imponendogli un punto di vista, ma limitandosi a documentare.
L'analisi psicologica dei partecipanti all'esperimento è lasciata alle immagini e ai commenti dei protagonisti stessi, i quali manifestano le loro reazioni alle situazioni avverse in maniera completamente diversa gli uni dagli altri. Sia tra le guardie che tra i detenuti il panico comincia rapidamente a dilagare, e le personalità più forti, quella di Tarek e quella dell'agente Berus, ad avere il sopravvento su quelle deboli.

L'agente Berus, inizialmente emarginato dai compagni, diventa poi leader del gruppo a livello quasi dittatoriale; Tarek, il più vivace tra i detenuti, si espone appositamente con i suoi comportamenti ribelli e viene brutalmente punito. Lo scontro psicologico tra detenuti e guardie passa quindi da questi due personaggi, esponenti "estremisti" dei due gruppi in opposizione.
Berus, tipico emarginato sociale che nella vita reale non ha famiglia né amici, vede inconsciamente l'opportunità di sfogare tutta la sua frustrazione grazie all'autorità conferitagli dal suo nuovo ruolo. Dall'altra parte Tarek, che oltre ad essere una persona piuttosto intelligente e mentalmente aperta, ha la necessità di creare appositamente situazioni difficili per sabotare l'esperimento e rendere più interessante il suo servizio giornalistico. Il film ruota principalmente attorno a questo scontro a due, il quale in ogni caso coinvolge tutti i partecipanti all'esperimento. Il "non esito" finale dell'esperimento sarà solo una logica conseguenza di questa situazione di tensione sfuggita al controllo degli sperimentatori.
È così che assistiamo ad un film assolutamente realistico in tutti i sensi, reso violento e crudele dalla sola barbarie umana, senza bisogno di trucchi od effetti speciali di sorta.

Gli ingredienti, in effetti, sono piuttosto semplici: una prigione perfettamente simulata, otto guardie che devono gestire in piena autonomia dodici prigionieri, telecamere che riprendono tutto o quasi. Ma è l'idea di fondo a fare la differenza.
L'ambiente della prigione è fedelmente ricostruito, la scelta di utilizzare per tutto il film luci e colori freddi è azzeccatissima, la trama, pur presentando qualche piccola lacuna, risulta scorrevole e mai noiosa. Unico grosso neo della pellicola, la storia d'amore che vede coinvolti il protagonista e l'asimmetrica Dora, love story che poco o nulla ha a che fare con il resto del film.
Una nota di merito va agli attori. Eccezion fatta per il bravissimo Moritz Bleibtreu, già una star in Germania, ma apprezzato anche negli Stati Uniti, il cast risulta semi-sconosciuto, ma non per questo di scarsa qualità. Da segnalare le ottime interpretazioni di Justus von Dohnanyi nella parte del frustratissimo agente Berus, e di Christian Berkel nel ruolo del pilota Steinhoff.
Film, "Das Experiment", che nella sua semplicità porta a riflettere profondamente su come il senso di potere possa far sì che l'Uomo diventi l'incubo di sé stesso.

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Recensione a cura di Matteo Sonego - aggiornata al 13/04/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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