Recensione scoop regia di Woody Allen Gran Bretagna, USA 2006
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Recensione scoop (2006)

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locandina del film SCOOP

Immagine tratta dal film SCOOP

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A questa Hollywood così strabordante di blockbuster dai budget ridicolmente alti, gonfi di effetti speciali e visivi, ma poveri di contenuti, Woody Allen preferisce l'Inghilterra. E sembra che l'aria londinese gli giovi non poco.
Dopo il successo di "Match Point", insolita incursione del regista newyorkese in un genere che non gli appartiene, Woody Allen abbassa il tiro. Con "Scoop", sua trentasettesima regia, abbandona il dramma esistenziale, permeato di cinismo ed intriso di un pessimismo acuto, per ritornare alla commedia sofisticata. Ritroviamo così le atmosfere di film come "Misterioso Omicidio a Manhattan" (1993) e di "Crimini e Misfatti" (1989), ma anche de "La Maledizione dello Scorpione di Giada" (2001) e di "Harry a Pezzi" (1997).
Effettivamente "Scoop" nulla aggiunge alla carriera cinematografica dell'autore newyorkese. In questa pellicola ritroviamo appunto tutta una serie di argomenti e di situazioni, che Allen ha già trattato, ciò tuttavia non trasmette il senso fastidioso del già visto.

La vicenda narrata è semplice e lineare, così come sono semplici i temi trattati. In "Scoop" si affronta con buona ironia la tematica del giornalismo e del delirio di accaparrarsi per primi la notizia sensazionale.
Dopo la sua assenza nelle due precedenti pellicole ("Melinda e Melinda" e "Match Point") , Woody Allen ritorna davanti alla macchina da presa ed interpreta Sid Waterman, in arte Mister Splendini, un prestigiatore un po' stordito, confuso e confusionario. E proprio come un mago prende una serie d'ingredienti e li mescola dentro un calderone, così Allen riprende molte tematiche a lui care e le miscela in un unico prodotto. Oltre al tema dello scoop giornalistico, ritroviamo la paura, o meglio, la mala accettazione della morte come destino comune; il denaro e lo stato sociale da una parte e il delitto come mezzo per garantirli dall'altra; la bella e giovane dilettante, in questo caso studentessa di giornalismo, che vive i sentimenti in pienezza e si rivela più scaltra di quanto non appaia; il fascino dell'aristocrazia britannica.
E così Woody Allen condisce questa miscela sapiente con una buona dose d'ironia, con un pizzico di vena fantastica e con una sottile malinconia, che emerge più e più volte. Il risultato è una commedia brillante e vecchio stile. Oggi potrebbe addirittura essere definita fuori moda e può rievocare, anche se solo da lontano, altre commedie sul mondo del giornalismo come ad esempio "10 in Amore" ("Teacher's Pet", 1958) del regista americano George Seaton, interpretato da Clark Gable, Doris Day, e dal simpaticissimo Gig Young, ma anche l'eccellente "Prima Pagina" del geniale Billy Wilder, con un Walter Matthau mattatore e un Jack Lemmon irresistibile.

In "Scoop" la tematica giornalistica viene affrontata con leggiadra spensieratezza, ma, al pari delle due pellicole sopraccitate, è trattata come una passione che tende a sconfinare nell'ossessione.Qui ci troviamo di fronte al personaggio di Joe Strombel, interpretato da un brillante Ian Macshane. È un noto giornalista appena deceduto, che ci viene presentato ed introdotto attraverso un'immagine di dantesca memoria. Le anime dei defunti sono traghettate dalla Dama Nera in persona, posta alla prua della barca e col cappuccio sovrastato dalla temibile falce, attraverso le acque nebbiose del fiume che conduce al regno dei morti (Acheronte o Stige?... Allen non specifica). Su quella barca Strombel riceve una soffiata sulla vera identità del Serial Killer dei Tarocchi, un misterioso assassino che sta terrorizzando Londra. Il giornalista non resiste all'idea di poter realizzare quest'ultimo importante servizio, così si getta in acqua e cerca di eludere la Morte per fare ritorno al mondo dei vivi.
In altre parole se il Jack Lemmon di "Prima Pagina", per realizzare il suo ultimo scoop, mandava a monte il proprio matrimonio e quella nuova vita provinciale e ben remunerata che gli si profilava, il nostro Joe Strombel, in continua fuga dal regno dei morti, diventerà un fantasma che, non avendo più un corpo di cui servirsi, spingerà la giovane Sondra Pransky (Scarlett Johansson), goffa ed inesperta studentessa americana di giornalismo, ad investigare sul Serial Killer dei Tarocchi.
Nelle proprie apparizioni Strombel diventa anche una sorta di voce della coscienza, che riporta sempre sulla retta via tanto Sondra, quanto il nostro Splendini. Eh sì, perché la prima apparizione del defunto giornalista avviene proprio mentre Sondra, salita sul palcoscenico, si sta prestando ad un esperimento del prestigiatore. Sondra poi racconta l'accaduto a Splendini che, anche se riluttante, si troverà suo malgrado a seguirla e ad aiutarla durante il corso dell'indagine.
Con questo piacevole e grottesco escamotage Woody Allen introduce il proprio personaggio e lo lega a quello della Johansson.
"Tu sei la figlia che non ho mai avuto", dice Sid a Sondra.
Non meraviglia quindi vederli improvvisarsi detective, giostrandosi fra le strade di Londra a caccia d'indizi come se fossero padre e figlia, né stupisce che dichiarino all'occorrenza questa parentela fasulla.
Anche se non ci troviamo più di fronte al binomio marito-moglie di "Misterioso Omicidio a Manhattan", dove Carol Lipton (Diane Keaton) trascina nella sua indagine il marito Larry che si dimostra terribilmente riluttante, la struttura del rapporto fra i due personaggi rimane assai simile.

Scarlett Johansson abbandona i panni della femme fatale di "Match Point"e di "The Black Dahlia" e sembra perfettamente a proprio agio nell'interpretare una giovane un poco svampita, solare, goffa e non conscia del proprio potenziale erotico e della propria carica di sensualità. I suoi occhi blu sono protetti da un paio di occhiali, non troppo dissimili da quelli del prestigiatore, ma con la montatura più giovanile. I capelli biondi sono raccolti a coda di cavallo o con una riga appena accennata e una frangetta sbarazzina. Il suo corpo dalle forme generose è infagottato da abiti troppo ampi ed ingenui che non lo valorizzano affatto.
Woody Allen, a metà fra un padre e un pigmalione, le insegna mano a mano a sfruttare le proprie doti fisiche e intellettive, prendendosi sempre cura di lei e cercando di proteggerla dall'ingenuità tipica della giovinezza.
Il loro duettare non è solo gradevole e in alcuni casi esilarante, ma ha anche tutta la poesia dell'iniziazione alla vita con delicatezza ed ironia.
«Dobbiamo mettere insieme le nostre teste», dice Sid a Sondra.
«Se mettiamo insieme le nostre teste suonano a vuoto», risponde lei.

L'interpretazione di Allen è ineccepibile. Contrariamente a quanto accade nella maggior parte delle sue pellicole, in "Scoop" il nostro lascia molta libertà di campo agli altri interpreti. Il suo personaggio, per quanto istrionico ed esuberante, non ruba mai loro la scena, bensì la condivide lasciando agli altri lo spazio dovuto con quella stessa discrezione di un genitore che rispetta l'intimità dei figli, ormai giovani adulti.
Sid Waterman è un personaggio che Allen si è ritagliato su misura con una duplice finalità. In primis, come ha dichiarato in un'intervista, voleva avere "il piacere di recitare con Scarlett". La seconda ragione è quella passione che il nostro nutriva per la magia fin dai tempi dell'infanzia. Nella medesima intervista ha infatti dichiarato: "Sapete, quando ero bambino pensavo che da grande avrei voluto diventare un mago. Ero molto affascinato da tutte quelle scatole cinesi, dai fazzoletti magici e dagli anelli argentati. Ero convinto che sarebbe stata quella la mia strada e così ho imparato un po' di trucchi. Ora non mi ci dedico più, ma è stato un mio grande interesse da sempre".

Hugh Jackman interpreta Peter Lyman, giovane aristocratico inglese, bello ed elegante. In seguito all'apparizione del fantasma di Joe Strombel, che lo addita come il Serial Killer dei Tarocchi, Lyman diventa l'oggetto dell'indagine di Sondra. Lei cercherà di sedurlo, ma sarà sedotta a sua volta dal fascino e dall'eleganza dell'uomo.
Le sole critiche che sono state rivolte a Jackman, e più indirettamente alla sceneggiatura, partivano dalla constatazione che appare improbabile che un uomo con tutte quelle qualità possa essere attratto dalla goffa aspirante giornalista americana. Critiche simpatiche se fatte con garbata ironia, irrilevanti invece se poste con serietà.
La trama dalle sfumature gialle è lineare e vagamente pretestuosa, senza particolari colpi di scena né troppe sorprese. "Scoop" si dimostra una commedia divertente e squisitamente demodé, con dialoghi intelligente e interpreti in stato di grazia.
Fra giochi di prestigio, fantasmi, omicidi e tarocchi (elemento che conserva un indubbio fascino esoterico), Allen si erge anche a direttore d'orchestra regalandoci una colonna sonora irresistibile che accompagna meravigliosamente le sequenze del film. Si ascoltano alcuni fra i brani più celebri di Tchaikovsky, di Strauss e di Grieg eseguiti dall'Orchestra Filarmonica di Berlino, diretta da Von Karajan, e anche alcuni "classici" di musica latina.

"Scoop" è nel complesso un film di puro intrattenimento che offre alcuni spunti di riflessione, molte risate e un briciolo d'amarezza. È una di quelle commedie che non si vedevano da tempo, una delle più leggere ed allegre dirette da Woody Allen. Non è una pellicola che lascia il segno e il suo ricordo probabilmente svanirà al primo soffio di vento, tuttavia fa trascorrere piacevolmente una serata, senza pensieri né preoccupazioni.
Lo stesso Allen ha dichiarato che scrivere questa sceneggiatura gli ha arrecato una "grande allegria" e che essa è stata "un antidoto al vero male".
Spesso nelle sue opere Allen descrive la vita di artisti che, essendo vittime di una quotidianità opprimente e solo vagamente sostenibile, sono costretti a rifugiarsi nel mondo immaginifico creato dalla loro stessa arte (uno per tutti: lo scrittore protagonista di "Harry a Pezzi"). In questo caso abbiamo trovato l'artista newyorkese che, alla stregua dei suoi migliori personaggi, si è letteralmente rifugiato in questo progetto semplice e leggero.

Il nostro infaticabile regista settantenne sta già lavorando al suo terzo film britannico, ancora senza titolo, che sarà interpretato da Colin Farrell e Ewan Mcgregor. Si tratta di una commedia nera girata fra Londra e Parigi. Le riprese non sono ancora terminate, ma Allen ha già dichiarato di avere un nuovo progetto di cui scriverà la sceneggiatura durante il prossimo inverno: un'altra commedia ambientata in Spagna, probabilmente a Barcellona.
A chi lo ha accusato di essere troppo prolifico, il regista ha risposto: "Non sono mica James Joyce con il suo Finnigan's Wake, a me occorrono circa due mesi per scrivere una sceneggiatura e altre dieci settimane di pre-produzione. Non dirigo film da cento milioni di dollari".
E infatti "Scoop" è costato soltanto quattro milioni di dollari.
È bello vedere che con un budget così contenuto rispetto alle produzioni Hollywoodiane, si possa ottenere un film semplice, carino e divertente, che non ha niente da invidiare alle commedie d'oltreoceano, spesso troppo stupide, troppo volgari, poco divertenti e assai più costose.

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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 25/10/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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