Italia, XIX secolo. Un giovane poeta di origini aristocratiche vive con la famiglia in una grande e remota magione, maledetta da un antico anatema che causa eventi terrificanti e misteriosi.
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Horror nostrano che non mi ha convinto del tutto. Tralasciando il finale discutibile che rappresenta un "colpo di scena" poco riuscito, tutto il film vive di "non visto", con omicidi accennati e molte urla nascoste.
Sicuramente sara' dovuto ad un budget che si è concentrato piu' sui costumi Ottocenteschi che su altro. Di interessante c'è lo spaccato di quel tempo e di un villaggio dove la lotta tra religione e credenze popolari è molto forte.
Ispirandosi liberamente al romanzo di Michele Mari "Io venìa pien d'angoscia a rimirarti" la regista(sceneggiatrice e proveniente dalla pubblicità) debutta con un horror un pò in stile "The Nest"(complice la presenza di Korovkin)un pò folkloristico a tema licantropia.Gira molto bene e sa dirigere tutto il cast riuscendo a creare un'atmosfera opprimente con il classico quadro familiare disastroso,la cui nobiltà si traduce in repressione di umanità e sentimenti in primis tra genitori e figli diventando una maledizione che rispecchia l'orrore sovrannaturale scatenatosi.Ma certe parti mancano del dovuto approfonddimento(i libri e gli scritti in soffitta,la presunta consapevolezza di Monaldo o l'uscita di scena di Scajaccia)facendo risultare il twist finale senza senso e la quasi totale assenza di momenti horrorifici non è del tutto efficace.Un debutto dignitoso che fa sperar ben per il futuro della regista.
Il protagonista del buonissimo "The Nest" è cresciuto e diventato (quasi) adulto.. Ma non ci siamo granché.. Partiamo dai pregi: buona la ricostruzione storica e accettabili le recitazioni. Pregi finiti. I difetti sono tanti, ma il più grave è la sceneggiatura veramente flebile e sfilacciata. Se mi fate vedere che Giacomo sviene a contatto coi fiori viola, per me è lui il lupo.. invece poi alla fine mi sparigli tutto solo per far vedere che sei più "brava" (Principato) di me... mi sa di espediente fine a se stesso e un po' infantile, la sorpresa solo per il gusto della sorpresa.. ma totalmente ingiustificata visto quanto disseminato nel film. Altri e più dettagliati elementi non-sense della sceneggiatura nello Spolier. E poi ok che è un film low budget, ma non far vedere mai nemmeno un abbozzo di trasformazione e nessun minimo dettaglio (nemmeno in penombra) degli omicidi... dai è una roba da filmetto di serie B. Mi spiace ma per me non ci siamo. Moo(oo)lto meglio "The Nest", con un Korovkin più acerbo ma un impianto di scrittura molto più solido.
Quindi cosa succederebbe alla fine, ci sono 2 mostri? Di cui uno (Giacomo) che vuole proteggere il resto della famiglia.. da se stesso? Facendoli chiudere negli armadietti. Per non parlare della storia del quadro, mi sembra buttata lì e non si capisce niente.. Orazio scopre il quadro, poi il quadro scompare (chissà perché): l'ha nascosto lui? e perché mai? Boh... Troppe domande restano aperte e il film non ha fornito elementi sufficienti per fare delle congetture. Non voglio la pappa pronta, ci mancherebbe, ma se devi indurmi all'interpretazione e farmi "lavorare", devi fornirmi delle basi su cui ipotizzare e riflettere. Qui è il nulla, o meglio, una gran confusione.
Location e recitazione di buon livello. La trama pur non essendo originale si lascia seguire con interesse. Purtroppo il ritmo è troppo lento, scene ripetitive e senza alcun senso.Il colpa di scena finale non salva un film mediocre.
Leopardi e Poe sono stati coevi, nati e morti a poco più d'un decennio di distanza. Due universi poetico-letterari già ardui da trattare separatamente, per aver il coraggio di contaminarli ci voleva la sfrontata immodestia d'una regista fresca di diploma al CSC, ammiratrice dell'ultimo Arister e smaniosa d'infilarsi subito tra gl'autori dell'arthouse/elevated horror. Com'ampiamente prevedibile, invece finisce preda delle troppe suggestioni che presumeva di saper gestire.