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AT THE DEVIL'S DOOR - OLTRE IL MALE regia di Nicholas McCarthy

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  04/08/2015 11:26:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Conosciuto anche come "Home" questo secondo lavoro di Nicolas McCarthy resta -almeno inzialmente- scisso tra ghost story e possessione demoniaca. Il regista conferma di avere con l'orrore un rapporto molto esclusivo e ai salti sulla sedia, di quelli generati da apparizioni improvvise accompagnate da inauditi sbalzi di volume, mostra di prediligere silenzi ansiogeni e atmosfere cupe e soffocanti, rese ancor più minacciose da una fotografia dai colori spenti e depressi.
Non che McCarthy rinneghi completamente lo spavento a tradimento, è pero evidente la predisposizione alla costruzione ben ponderata di situazioni malsane e soffocanti, in cui, come in "The Pact" (pellicola di debutto del regista), a spiccare sono i rapporti famigliari.
A fare da sfondo c'è la crisi economica, in cui pignoramenti e case in vendita spuntano come funghi, mentre una mazzetta di denaro scatena il tutto a predire un futuro di enormi difficoltà. Questo perchè in "At the devil's door" i piani temporali si sdoppiano (la storia comincia negli anni '80) mentre i personaggi sono ben tre, tutte ragazze inseguite da un male infernale non diverso negli intenti dai tanti demoni e diavoli apparsi sin'ora nei film sull'argomento, ma certamente diverso nel modo d'agire e per nulla sovraccaricato di superflue spiegazioni di natura teologica o leggendaria.
Ai più attenti non sfuggiranno alcune forzature narrative, isolate pecche di un film lento ma efficace nel tenere alto il clima tensivo. E' poi buono l'alternarsi tra momenti di pura suspense con improvvise ed incisive scene di violenza.
Non proprio esaltante il finale, anche se per una volta la vittima non è costretta dagli eventi, bensì affronta con consapevolezza il suo destino in una sorta di richiamo responsabile nel nome di un'ideale famigliare più volte sottolineato e particolarmente caro al regista.
Vado controcorrente ma ritengo questo lavoro molto più interessante e riuscito del precedente e sopravvalutato "The Pact".