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NYMPHOMANIAC - VOLUME 2 regia di Lars von Trier

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  20/11/2014 13:10:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più equilibrato rispetto alla prima parte, forse perchè la psicologia di Joe comincia a prendere forma più netta, più distinguibile, in cui l'ossessione -ovviamente sessuale- assume connotati strazianti, quasi incredibili, portando la protagonista ad isolarsi da tutto, creando attorno a sé una solitudine spaventosa eppure necessaria per continuare a saziare i suoi pantagruelici appetiti sessuali.
Ovviamente Von Trier da buon provocatore cerca in tutti i modi di innervosire/shockare/irretire lo spettatore: ci riesce in rare occasioni. Agisce utilizzando i mezzi più disparati, colpi bassi compresi; ora buttando in farsa un tentativo di doppia penetrazione con i membri dei due ragazzotti neri sempre bene in vista, quindi attraverso sessioni sadomaso di notevole intensità, poi "assolvendo" un pedofilo, che in quanto capace di tenere a freno i suoi vomitevoli istinti, è degno di una goduriosa fellatio.
Inutile fornire l'elenco completo, Lars aizza di continuo e a suo modo, mischiando cultura e istinti bassoventrali, portando allo stremo la propria protagonista e la sua vulva letteralmente logorata da anni di abusi che innervano nella flebile sceneggiatura altre deviazioni in cui il sesso é fil rouge ma non più assoluto regnante.
Ci sono la collusione con il crimine e il tentativo di "guarigione" che siccome fa tanto politicamente corretto viene rigettato in faccia a chi di dovere. Questo perchè Von Trier continua a pontificare con quella spocchia ormai connaturata indossata come fosse una seconda pelle. Non sa imporsi un freno, mette a nudo l'ipocrisia di cui è intrisa la società odierna con grande convinzione mentre pone domande e si dona in automatico le risposte manco fosse un Marzullo danese.
Il fidato Seligman è il suo pubblico, il suo spettatore prediletto, ovvero culturalmente elevato ma anche vergine, in questo caso in senso letterale, in quanto asessuato e quindi incapace di giudicare le azioni di Joe. Viene richiesto questo sforzo allo spettatore, urge abbandonare i preconcetti, il cambio del punto di vista è metafora riuscita di un ordine che esige a volte di essere destrutturato; è irritante però il porsi sempre in maniera arrogante, come se l'idea propria sia l'unica attendibile tanto da essere solo raramente ponderabile.
Se non altro Von Trier sembra meno fissato con le ormai note e personali paturnie appoggiando una visione più generica, meno improntata e dettata dal suo ego, anche se all'atto pratico la tendenza al solipsismo è in perenne agguato.
In definitiva: riflessioni non sempre degne di interesse e scene pruriginose tutt'altro che memorabili, dispiace ammetterlo ma il tanto atteso Nymphomanic ha la forza dirompente di una miccetta per bambini.