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YAKUZA regia di Sydney Pollack

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barbuti75     9 / 10  14/03/2011 08:58:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alle volte quando si guarda un film bisogna cercare di calarsi in luoghi e culture che non ci competono. E' proprio partendo da questo presupposto che tanti anni fa guardai per la prima volta "Yakuza". L'iniziale scetticismo per la questione dell'onore, lascia spazio a un grande rispetto per tutto quello che è tradizione, lealtà, adempimento del dovere...obbligazione parafrasando la sceneggiatura del film.
Il mondo orientale visto attraverso gli occhi di un occidentale magistralmente interpretato da un Mitchum disilluso e antiromantico come mai lo si era visto sullo schermo. Un debito di onore da pagare secondo le antiche tradizioni nipponiche. La nascita di una grande amicizia attraverso il compimento di un percorso interiore doloroso e lesionistico tramite una sorta di autodafè.
La sceneggiatura dell'immenso Schrader (vedi Taxi Driver solo per citarne uno) è solida come una roccia ed è figlia di quella cultura orientale che molti di noi disprezzano o non capiscono e che di conseguenza tendono ad etichettare come eccessiva o esagerata.
"Yakuza" è uno degli ultimi veri polizieschi duri e violenti di una decade che voleva fare del rimpianto il suo portavoce, ma che solo pochi registi hanno saputo mettere nella giusta luce (e qui cito i grandi Monte Hellman e Sam Peckinpah) senza cadere nel retorico.
La violenza di alcune scene ricorda il Tarantino di Kill Bill, ma la classe di pollack nel rappresentarla è di un altro livello...un po' come dire che lo spumante è buono come lo champagne...ma per piacere!!!!
Chi vorrà cimentarsi nella visione di questo film sappia che si troverà di fronte a un mondo estraneo e difficilmente penetrabile per la nostra cultura e dovrà affrontarlo con una dote che non molti hanno: il rispetto.
dobel  14/03/2011 14:22:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ronf....
Non credo che per guardare Yakuza ci si debba calare in una cultura lontana dalla nosta. E' proprio dalla nostra cultura che si guarda Yakuza. Semmai è per guardare Kurosawa, Mitzoguchi o altri artisti orientali che bisogna calarsi in una cultura distante. Yakuza è l'oriente visto da un occidentale. Non credo che abbia molto a che fare col vero Oriente; diprezzare Yakuza come film molto (troppo e spesso solo) violento, non significa disprezzare la cultura Orientale.
Le scene sanguinolente sono funzionali alla storia, come no! Ma il tutto è confezionato in modo tale da essere molto lontano dal capolavoro. E', tutto sommato, un film minore.
Oltretutto non credo che abbia molto a che fare con la poetica di rimpianto di Peckinpah (Hellman non rimpiange nulla, anzi...): laddove la nostalgia era per un'epoca di giganti passata per sempre, qui forse può essere per certi valori, ma soprattutto per una violenza stile Bruce Lee che francamente a metà film fa dormire...
E' un buon film d'azione con qualche pretesa, ma quando le pretese sono troppe e il tiro tende a voler colpire troppo in alto... eh, allora o si è veramente grandi o si rischia di colpire da tutt'altra parte.
L'errore di chi guarda, a mio modo di vedere, è quello di cercare in una pellicola quello che non c'è invece di accontentarsi di quello che c'è.
barbuti75  14/03/2011 17:34:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Rispondere a una tua missiva è sempre un impresa ardua...anche se il tuo pensiero è lontano anni luce dal mio in questo caso, adduci argomentazioni interessanti e mai banali.
Anche se il film è visto con gli occhi di un occidentale, come capire la tematica di onore della Yakuza senza calarsi nel suo mondo che non ci appartiene?
Le scene d'azione sono bellissime e non c'è un film di sangue che venga speso gratuitamente.
Non trovo poi abbia tutte le pretese che dici...è un film d'azione e basta.
Mitchum poi è l'uomo che accetta di tornare in Giappone proprio per nostalgia, non certo per adempiere ad un dovere verso un amico...tutto parte da qui...l'incipit che fa da motore alla vicenda è generato da questo senso di incompletezza che il protagonista non può avere negli Stati Uniti.
Non esistono errori nel guardare un film. Ognuno lo osserva secondo la sua sensibilità e da questo non può prescindere nessun giudizio.