pompiere 7½ / 10 21/02/2011 11:40:08 » Rispondi Niente è gratuito, tranne la grazia di Dio. Così come la perspicacia e l'umanità di una ragazzina testarda, determinata, con uno spiccato senso degli affari, e una tenera arroganza che la difende da un mondo selvaggio e spietato. Il "risparmio" dei 50 dollari dovuti allo sceriffo Rooster Cogburn nasce da un rapporto di affiliazione che, in vita sua, il burbero e ubriaco grande vecchio non era mai riuscito a stabilire. Corporatura impetuosa, meno dinoccolata rispetto a quella del "Duca" John Wayne, non scevra di quel sottile brio necessario a non renderlo solo un maleducato e rozzo solitario, la recitazione di Bridges punta molto sulla stravagante negligenza a scapito della drammaticità, ma d'altronde questi sono i registri attoriali tipici delle volontà dei fratelli Coen. L'eroe misantropo non crede alle favole, ne' ai sermoni o alle promesse. Forse l'unica cosa che teme è il grande coraggio della piccola adolescente, l'unica in grado di fargli ombra, sia come personaggio che come abilità interpretative (l'attrice Hailee Steinfeld è stata inspiegabilmente candidata agli Oscar come non protagonista, quando sta in scena dall'inizio alla fine del film).
Il ranger texano spaccone di Matt Damon invece, somiglia a certi frivoli californiani esagerati, un po' sciocchi e inconsistenti. Si sarebbe portati a definire la "debole" figura di LaBoeuf come quella materna, a contraltare di quella tutta d'un pezzo (?) del padre-Grit. Ed è interessante notare come i due non stiano insieme sul set più di tanto, come a voler rimarcare la perdita appena subita dalla loro protetta. Brilla, anche se in un breve ruolo di brigante lezzo e purulento, Barry Pepper: un individuo guarnito di slanci che vanno dal ladro bastardo al tutore comprensivo. Non manca il proverbiale humour minimalista che contraddistingue il marchio Coen: godibili il russare di Nonna Turner che tira a sé tutte le coperte, i racconti del Grinta sulle sue disavventure corredate dall'uso facile della pistola, l'accordo sulla "caccia al procione" e la breve parentesi sulla "Rana verde" che rappresenta un'inattesa apertura verso il passato familiare dello sceriffo.
Per il resto "True grit" avanza tra sequenze abbastanza flemmatiche ed evocative (tanto di cappellone per come gli autori muovono la macchina da presa), inevitabili enfasi necessarie a ricondurci all'anno 1878, personaggi insoliti più o meno empatici, e finale tra crocevia della morte e distacco. Al di là dell'aderenza letteraria al romanzo di Charles Portis, si potevano forse evitare certe soluzioni narrative prettamente di azione sul pre-finale, dal regolamento di conti in poi (se si eccettua la poderosa e quasi fiabesca galoppata sotto la protezione delle buone stelle, astronomiche e paterne). Si ha l'idea che davvero in quel caso i registi abbiano ceduto alla voglia di piacere a tutti i costi e abbiano voluto rendere il film fruibile e "comfortable" un po' per tutti; non è un caso che questa pellicola rappresenti il loro maggior incasso negli Stati Uniti.