Delfina 9 / 10 12/03/2007 19:04:59 » Rispondi La potenza assoluta dell'esercito americano illustrata attraverso la descrizione dell'eroica resistenza giapponese a Iwo Jima. Impressionante, bellissima la scena dell'arrivo dall'alto dei primi bombardieri: l'arrivo del terrore dal cielo, il male allo stato etereo.
La metodicità assassina degli americani a caccia dei giapponesi, rintanati nelle gallerie dell'isola vulcanica, sembra mostrare una lotta che non si svolge più fra uomini, ma fra specie animali selvagge e assassine, tra bestie dotate di protesi minacciose e terribili, come i lanciafiamme che arrostiscono vivi i nemici.
Difficile dire quanto resti ancora di umano, nella civiltà americana, al di là di un'estrema, arrogante potenza. Anche i bagliori di umanità dei singoli si fanno sempre più rari ed evanescenti, tracce infinitesimali lasciate da un sogno d'amicizia ormai sepolto, archiviato, relegato a un'esigua élite di anime nobili.
Clint Eastwood ha così, con questo film, il non piccolo merito di commemorare la lotta senza speranza di un popolo che avrebbe, di lì a poco, sofferto in modo atroce sotto i bombardamenti atomici. Straordinari gli effetti e la ricostruzione dei terrorizzanti bombardamenti, il realismo del fango, della melma, della morte violenta vista da vicino.
tartarugo 03/05/2007 23:47:18 » Rispondi guarda che la guerra l'hanno fatta anche i giapponesi, gli italiani, i tedeschi, gli inglesi, i kenioti, i libici, i turchi, gli irlandesi ecc... e non solo gli americani!
kowalsky 14/03/2007 21:14:50 » Rispondi A me è rimasta impressa (un ricordo indelebile) la sequenza del suicidio di massa con le bombe a mano: terrificante, nemmeno i piu' efferati film di Cronenberg hanno portato a un livello di saturazione psicologica fisica e visiva simile... credo che quella sequenza rimanga negli annali del cinema bellico, è mostruoso come Eastwood mostri la facilità di procurarsi la morte in guerra (o di subirla?)
Delfina 16/03/2007 11:25:34 » Rispondi Devo dire che quella scena, da tanti descritta come terrificante, non mi ha scosso più delle altre. Invece, ho lanciato un grido quando il soldato giapponese nella trincea indica l'apertura in alto, e viene arrostito vivo col lanciafiamme: questa scena mi ha colpito perché esprimeva benissimo il fato, il destino di morte che cala improvviso su di te quando non te l'aspetti. Forse è proprio la sorpresa di quella morte che me la rende più intollerabile del suicidio – pure orribile – con le bombe a mano.