JoJo 8 / 10 15/11/2005 01:13:25 » Rispondi Film ben congegnato, ben architettato, con un finale assolutamente inaspettato e sconvolgente che sprigiona una cattiveria inaudita. Haneke è spaventosamente abile nel giostrare tra il sogno, la realtà, e la sua rappresentazione. Sin dalla prima inquadratura (termine che mai fu più appropriato come in questo caso) Niente da Nascondere si presenta allo spettatore impreparato con un colpo di stile che lascia letteralmente di stucco. La trama riesce poi a integrare bene cupezza, tensione ed inquietudine, perché la capacità di raccontare e far capire senza mai veramente spiegare che dimostra il regista è qualcosa d'assolutamente notevolissimo. Il dubbio continua a strisciare, nonostante apparentemente la spiegazione degli eventi sia lì, palese ed evidente, ma Haneke riesce ad instillare in continuazione la sensazione che manchi qualcosa per ricomporre i tasselli che costituiscono la trama, che la soluzione dell'enigma sia dannatamente vicina ma pur sempre irraggiungibile. Solo la fine, con un colpo di scena che non viene nemmeno presentato come tale (un'anonimissimo piano sequenza sopra cui scorrono i titoli di coda), permette veramente di chiudere il cerchio, un cerchio in cui regnano onnipresenti amarezza e cinismo, in cui la solitudine, l'atomismo del singolo individuo nella società moderna viene messo in luce in tutta la sua crudezza. Ed il bello è che questa sorta di fuga in avanti dalle risposte che pare essere uno degli obiettivi ultimi del lavoro di Haneke non permette nemmeno di dire con certezza che la supposizione forse più ovvia di tutte sia effettivamente quella corretta, mentre magari la risposta proprio non c'è ed il regista ha voluto lasciare la trama sospesa, senza chiuderla veramente. La cosa forse più sconcertante di tutte è che pur essendo un film che s'impronta su relazioni familiari più o meno strette, in questo film l'amore, di qualunque tipo si possa volerlo vedere (filiale, coniugale, fraterno, materno, paterno, e chi più ne ha più ne metta), non esiste. L'unico elemento che almeno in parte sembra avere un po' più di sensibilità rispetto agli altri è forse Juliette Binoche, che però risulta essere quasi di maniera, affettata, insincera: stride al fianco di una serie di personaggi tremendamente insensibili e tragicamente realistici. Un film cinico, malvagio, che descrive in maniera molto originale la devastazione della famiglia moderna, che tinteggia efficacemente il peso insostenibile degli scheletri negli armadi di ciascuno di noi: la verità vien messa al bando, meglio preferirle una bugia, perché l'egoismo di ciascuno impone la sfiducia, e si fa ottimo interprete di questo ragionamento il protagonista, che preferisce agire tra falsità e mezze verità perché non ha il coraggio d'affrontare le carognate del passato. Dopo averle rimosse ed essere riuscito ad autogiustificarsi, a rendersi innocente ai propri occhi, egli chiude gli occhi dinnanzi a tutto, per paura di doversi rimettere in discussione, di dover rimettere la propria vita in ballo ed affrontare la parte di sé di cui va eufemisticamente poco orgoglioso. Cinico e crudele, Haneke, mentre riesce benissimo nel ruolo del creatore d'inquietudine e tensione (sebbene, bisogna tenerlo a mente, con metodi tutt'altro che ortodossi), fallisce forse nel voler trasmettere la cappa di rimorso latente che opprime il protagonista (che ovviamente nega mentendo, assai poco efficacemente, innanzitutto a sé stesso) allo spettatore, ma, ci fosse riuscito, avrebbe dato luogo ad un capolavoro devastante nella sua maestosità, imponenza e violenza emotiva. Niente da Nascondere rimane, nonostante questo, un'opera assolutamente sopra le righe.
Mah,l'unica interpretazione che riesco a dare è in chiave simbolica legando il film ai fatti franco-algerini. L'Algeria che cerca di rivendicare i propri diritti e quindi di far sapere in modo ossessivo attraverso le video-cassette (come tentativo di diffusione dell'informazione) le ingerenze subite e il proprio dolore (rappresentate dal bambino che sputa sangue -Mujid-)a una Francia ricca e colta.C'è un escalation nella considerazione: la madre non ricorda neanche chi fosse quel bambino algerino, Auteuil si allarma, il figlio sembra stabilire un dialogo.Il corso storico degli eventi è cambiato, un paese tormentato è riuscito a farsi sentire e la scena finale lascia un messaggio di speranza per il futuro.
JoJo 15/11/2005 11:41:50 » Rispondi Beh, la tua chiave di lettura del finale è decisamente ribaltata rispetto alla mia: se tu ci vedi speranza, io ci vedo un colpo di sadismo finale, in quanto immaginare
i due figli che fanno comunella per tormentare Auteil e la Binoche
non è che sia propriamente un'immagine bella ed edificante, anzi... d'altra parte io il parallelismo Francia-Algeria l'ho trascurato assai, anche se la componente razzista e pregiudiziale è indubbiamente presente nel film. Ma quando
viene da credergli, ed Haneke fa sì che effettivamente questo sembri, ed il conflitto io l'ho localizzato tutto all'interno della figura del protagonista, più che in una vera e propria conflittualità tra due enti esterni uno rappresentante l'Algeria e l'altro la Francia. Mah...
maremare 15/11/2005 22:33:13 » Rispondi "ed il conflitto io l'ho localizzato tutto all'interno della figura del protagonista"
andreapau 15/11/2005 10:00:45 » Rispondi bravo.hai colto gli aspetti fondamentali con molta asciuttezza...e senza troppe polemiche,il che non guasta.complimenti
JoJo 15/11/2005 11:22:53 » Rispondi Molto gentile, sir. La ringrazio!
"guarda sti s.tronzi che pensano siamo stati noi due gli autori delle vhs"
Delfina 15/11/2005 15:08:48 » Rispondi Eh gìà, chissa cosa si sono detti... forse rappresentano un po' il futuro, inconoscibile. Bellissimo commento, il tuo, grazie!
JoJo 15/11/2005 19:29:06 » Rispondi Grazie a te per i complimenti, signorina!