caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ATTIMO FUGGENTE regia di Peter Weir

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     8 / 10  11/11/2025 14:28:25 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Sulla carta è il tipico film che stilisticamente non mi attira, sulla carta, poi in realtà mi emoziona, e pure tanto, "Dead Poets Society" è un bellissimo film di formazione, che si scaglia contro il conformismo e l'estrema rigidità nell'ambito educativo in una fase della vita delicatissima, per quanto possa avere diversi difetti di fondo, come una faziosa divisione tra le figure ieratiche di questi vecchi a capo dell'istruzione ed educazione dei ragazzi, capeggiati da Nolan, il rettore e la bontà estrema della figura di Williams, oltre ad una certa verbosità, che diventa cavallo di battaglia dei momenti più significativi della pellicola, ho apprezzato molto la descrizione del contesto di questa scuola, con le sue regole rigide e dogmatiche, un ambiente che costantemente mina la libertà, sia fisica che di pensiero, che schematizza tutto, abitua ad etichettare, una serie di comportamenti tossici che partono dalle figure di riferimento come genitori ed insegnanti e incanalano i figli verso una vita non scelta da questi ultimi, la figura di Keating può sembrare sovversiva in mezzo a questi matusalemme, ma in realtà è molto più equilibrata di quanto descritto, è un vero formatore, quello che abitua il cervello a pensare, ad avere un'opinione indipendente, a prima di tutto risolvere i problemi primari, a far sgorgare le emozioni e non vergognarsi di quello che si prova, ma pur sempre restando ancorato al pragmatismo, e questo forse è uno degli aspetti che ho apprezzato di più, il personaggio, così come il film, non si schiera a tutti i costi contro quegli ambiti considerati noiosi, lo dicono pure i lunghi dialoghi, matematica, medicina, economia, sono comunque dei fondamenti, sarebbe ipocrita non ammetterlo, così come il suo condannare l'episodio della scrittura dell'articolo a nome del club, è il processo che porta alla libertà che viene visto negativamente dalle figure esterne, il doloroso episodio di Neil, a cui vengono tarpate le ali da un padre troppo rigido, dimostra tutta l'inadeguatezza del sistema nel cercare la vera origine del problema, un'inesistente consapevolezza che fa intuire quanto lavoro da fare ci sia al riguardo.

Il film, dominato dalla figura carismatica di Williams, regala tante scene di culto, che è pure inutile stia qui a citare, le sue lezioni sono emozione che arriva quasi a livello sensoriale, ammetto che ancora dopo qualche visione ho i brividi, su tutte la scena in cui sprona il personaggio di Hawke, inizialmente un timido ragazzino che ha paura anche a parlare, a far fuoriuscire tutta la vena poetica, ed ovviamente il finalissimo, che mi fa scappare sempre qualche lacrimuccia, creando una vicenda dolceamara in cui la rabbia per la vicenda viene contrastata dalla consapevolezza di avere dei nuovi mezzi, dati dalla saggezza del professore, che saranno indispensabili per tutta la vita.

La messa in scena sicuramente non è il punto forte, essendo un film che definirei semiteatrale, vista la dipendenza nei confronti dei dialoghi, perlopiù monologhi, di Williams, ma vi è una splendida ambientazione, gli esterni del college in autunno, con quei colori crepuscolari, o le varie sequenze notturne quando vanno nella grotta a riunirsi per esprimere tutto il loro estro, regalano momenti visivamente accattivanti.

"Dead Poets Society" mi emoziona tanto, un bel calcio nel cul0 al conformismo, il resto è contorno.