Una delle trasposizioni più famose operate da Corman ai racconti di Poe, a ragione un cult del cinema gotico "The pit and the pendulum" tratta le tipiche tematiche tanto care sia al regista che allo scrittore, è un film pervaso di morte e nevrosi, teso e cupo, col racconto di questo giovane uomo inglese che arriva fino al castello della famiglia Medina per scoprire le circostanze della morte della sorella, moglie di don Nicholas, un nobiluomo spagnolo figlio di un famosissimo inquisitore, fin dalle prime battute il film infittisce la narrazione con il sospetto di qualcosa di marcio, proponendo anche comportamenti incoerenti e ricostruzioni che non combaciano da parte di personaggi che sembrano avere costantemente qualcosa da nascondere, scoprendo gli altarini pian piano ed enunciando il senso di mistero, ma come spesso accade per i film di Corman, il punto forte è l'ambientazione, il gotico castello, luogo di morte e desolazione, con i suoi interni cupi e pittoreschi, la stanza delle torture, la suggestione che rimanda alla sofferenza che vi è stata in quel luogo, i continui rimandi al passato, con le scabrose vicende familiari che riecheggiano continuamente nel presente, minando la psiche dei personaggi, tutti elementi che contribuiscono a creare una splendida atmosfera malsana in cui si respira la morte, con un'impennata nella solita grande parte finale, gestita magistralmente da Corman, una tensione che spicca il volo in quella bellissima scena che da il nome all'opera, con la tortura del pozzo ed il pendolo che si avvicina lentamente alle viscere del protagonista, vittima di un uomo ormai andato totalmente fuori di testa, la capacità di dilatare i tempi della regia è encomiabile e regala una lezione di suspense, come sempre Hitchcock docet, arrivando ad un finalissimo particolarmente claustrofobico e con una lieve venatura ironica.
Corman ci delizia anche con qualche bel flashback di natura surreale, come narrato da una psiche ormai dilaniata dai traumi, ma è di ottima fattura anche la ricostruzione, i piccoli dettagli tra le ragnatele onnipresenti, i gingilli vetusti ed una bella fotografia particolarmente satura, che restituisce questo mondo di terrore, paranoia, claustrofobia e morte.