Buon film storico di Olmi che racconta la storia di Giovanni De Medici, un'opera che va molto vicina al genere bellico essendone un'interessante variante, la biografia del personaggio è uno spunto di riflessione che va ben oltre la vicenda, la storia di quest'uomo così sicuro di sé, considerato il migliore del suo campo, in un periodo in cui tuttavia di transizione, in cui le armi tradizionali stavano venendo progressivamente sostituite dalle armi da fuoco, con le dovute spiacevoli conseguenze per il giovane, diventa una grossa metafora del cambiamento e dell'ego umano, il personaggio di Giovanni mostra una forte sfacciataggine, anche a ragione visti i suoi successi in ambito militare, sarà il sottovalutare il cambiamento a segnare la sua fine, non vince il più forte, vince chi si adatta, una delle frasi che forse meglio rappresenta questo film, espandendo il discorso quasi ad un livello evoluzionistico, in cui l'uomo che non si adatta, per quanto possa essere abile, per quanto possa avere capacità nei propri mezzi, prima o poi finirà per essere desueto e di conseguenza vulnerabile, la tragica vicenda del protagonista, come mangiato dal suo stesso successo, ne è una emblematica rappresentazione.
Olmi fa un ottimo lavoro nel costruire il contesto politico e militare dell'Italia del cinquecento, in una sorta di danza di allenze tra i vari piccoli stati che componevano la penisola, con l'imminente invasione dei lanzichenecchi che diventa la minaccia principale, vengono esposti interessanti concetti, come quello di una guerra che ha ormai perso il suo valore militare e si limita a seguire i venti politici e l'andamento del denaro, la messa in scena è abile nel mostrare un'ambientazione dove non si vede praticamente mai il sole, un'Italia fosca tra le nebbiose steppe dei granducati e gli imponenti interni, un rinascimento cupo, con più ombre che luci ed una visione dell'autore disillusa.
Ho apprezzato molto il finale, in cui vi è una carica emotiva molto più marcata rispetto al resto del film, la discesa nel dramma della disabilità e della morte del protagonista è trattata con un ottimo lirismo e qualche solenne rimpianto particolarmente marcato.