Uno dei primi film di Roger Corman, in cui a mio parere ancora non si vede la sua mano, un'opera acerba che si accoda alla prolifica corrente di fantascienza anni cinquanta, con un budget palesemente risicato, è un film sugli alieni che gli americani definirebbero "cheesy", perlopiù di intrattenimento e nemmeno di notevole qualità, che tuttavia come molte altre opere del periodo porta con sé quella paranoia proveniente dai venti della guerra fredda, la tematica dell'invasione aliena, qui supportata da questo giovane scienziato, interpretato da Lee Van Cleef, viene trattata sotto il punto di vista prettamente storico sociale per buona parte della durata, con questo conflitto che si viene a creare appunto tra il giovane scienziato, una sorta di pecora nera nella comunità scientifica, per via delle sue idee particolarmente progressiste e sopra le righe, ed il resto degli scienziati, che lo biasimano, ponendo il tipico dilemma sulle rivoluzioni e sul cambiamento, l'invasione aliena viene vista come qualcosa di pericoloso da parte di tutta la popolazione, allo stesso tempo lo scienziato fa riflettere come molti eventi storici come le rivoluzioni, siano state viste allo stesso modo tempo addietro, sostenendo l'inevitabile cambiamento apportato da questo elemento, facendo diventare il film una sorta di tira e molla tra queste teorie, che tuttavia riesce ad essere raramente efficace nell'approfondire la questione, indirizzando, dopo una parte centrale quasi priva di azione, l'opera verso un finale dove finalmente si vede questo mostro, alla fin fine un pupazzone che mostra tutti i suoi anni, con una risoluzione un po' troppo affrettata, ma tipica di queste opere qui.
Realizzazione molto modesta, con effetti speciali casarecci usati il meno possibile, mi viene in mente la scena dello schianto dell'astronave aliena, ottenuta tramite la sovrapposizione della pellicola e questi parassiti volanti che riescono a controllare la mente della popolazione, dimenticabile opera di fantascienza.