Più orientato verso il dramma, rispetto agli standard che il regista stava mantenendo negli ultimi tempi, con una Cate Blanchett che definirei monumentale, "Blue Jasmine" è un buon film su uno stato psicologico non perfettamente definito, che si muove tra l'elaborazione del lutto, un orgoglio ingombrante, la vergogna di dover subire un abbassamento del proprio status e scatti motivazionali a giorni alterni per reagire alla situazione, le due protagoniste sono molto ben sfaccettate, sorellastre, entrambe adottate, con una, la Blanchett, particolarmente preferita dai genitori che fino a quel momento ha vissuto nel lusso avendo sposato un ricco imprenditore che però si è presto rivelato un truffatore ed adultero, lasciando la donna nella miseria e piena di debiti, dopo aver anche rovinato la vita alla sorella e l'ex cognato truffandoli sui risparmi di una vita, la sorella invece è di estrazione più umile, molto meno legata ai beni materiali o alle fittizie convenzioni dello status, l'incipit del film mostra la protagonista trasferirsi dalla sorella per tentare di ricominciare una nuova vita, con piccoli dettagli che descrivono perfettamente il personaggio - la scelta di prendere comunque il volo in prima classe nonostante la difficoltosa situazione economica, le borse firmate non vendute, i piccoli e punzecchianti commenti allo stile di vita della sorella - innescando un meccanismo nel quale si intrecciano svariati personaggi, dal nuovo ragazzo della sorella, un umile meccanico, un po' tamarrino che tuttavia si rivela uno dei personaggi più positivi del film, al dentista per cui va a lavorare la protagonista, a suo modo abbassandosi a fare la segretaria, che si innamora presto di lei, fino a quel personaggio emblematico che è il ricco funzionario che incontra alla festa, che rappresenta una sorta di ritorno al lusso ed gli agi a cui era abituata e che tanto desidera riavere indietro, ricorrendo anche a qualche bugia pur di attrarre l'uomo a sé, ma come spesso accade tutti i nodi vengono al pettine ed il finale, per i miei gusti un po' troppo moralistico, tende a premiare la umile genuinità della sorella ed il suo futuro marito, rispetto all'egoismo e la costante puzza sotto il naso di una protagonista che viaggia per quasi tutto il film su un sottile filo tra la nevrosi e la psicosi.
Cate Blanchett offre una prova straordinaria, ogni volta che è in scena riesce a catalizzare l'attenzione ed influenzare il mood, anche quando si trova semplicemente nell'altra stanza per studiare, il suo personaggio così teso, in costante lotta con sé stessa e le sensazioni di un mondo esterno che si è rimpicciolito troppo per i suoi standard, la rendono una sorta di bomba pronta ad esplodere alla minima provocazione, non risparmiando nemmeno le persone a cui è più legata, se mai ce ne fossero, visto il rapporto di evidente convenienza nei confronti della sorella, ed in tante scene mostra come è calata bene nel personaggio, dal primo aperitivo col ragazzo della sorella ed il suo amico, ai successivi confronti pieni di veleno, rimorso e risentimento, interpretando una personalità fondamentalmente debole che si scaglia subito sull'altro pur di non ammettere le sue evidenti colpe.