Il secondo film di Ethan Coen dopo la separazione dal fratello per quanto mi riguarda è stato una delusione, "Drive Away Dolls" nella sua frivolezza mi aveva intrattenuto, questo invece mi è risultato un pastrocchio, che col passare dei minuti mi convinceva sempre meno, ho trovato una sceneggiatura forzata e dei risvolti confusi, con diversi elementi fini a se stessi, basti vedere tutta la corposa parte riguardante il prete, che a modo suo vuole fare ironia dissacrante nei confronti di questa figura a capo della parrocchia che approfitta della sua posizione per avere i suoi loschi giri di droga e donne, ma che alla fine rimane abbastanza sterile, soprattutto alla luce del fatto che nella risoluzione finale tutto questo diventi quasi ininfluente, o ancora la vicenda riguardante il personaggio di Aubrey Plaza, che nelle battute finali diventa di un forzato incredibile, volendosi giocare a tutti i costi la carta del colpo di scena ma fondamentalmente risultando patetico.
Per il resto è la protagonista che gira tutta imbellettata per queste zone desertiche tanto care all'immaginario dei Coen, interagendo con personaggi sopra le righe, dal poliziotto che ci prova costantemente con lei, ai suoi clienti che sono tutti collegati alle vicende tanto per far tornare tutto, fino alla sua strana famiglia con la sorella che ha 15 figli, penso messa lì tanto per fare il contrasto con la protagonista che vive agli antipodi, mettici un po' di musica rock, qualche macchinone tipico del posto, le solite sequenze sanguinolente, e si ottiene il film postmoderno più confuso, banale e stereotipato del filone.
Certo, la scena quando va a menare il ragazzo della nipote rompendogli il fucile e coprendo l'adesivo MAGA è parecchio soddisfacente, ma è una semplice carezza nel bel mezzo di un film men che mediocre.