Di questo film di Allen, più che la comunque buona sceneggiatura, ho apprezzato l'ambientazione, una casetta di campagna nel Vermont, con i suoi interni accoglienti, il legno, l'arredamento, tutti elementi che donano un certo confort, aiutati molto da una splendida fotografia calda, che specie nelle ore notturne crea un'atmosfera impagabile, in una di quelle notti di fine estate in cui arrivano le prime piogge, una di quelle notti che porta a riflettere, fare un resoconto della propria vita, tra rimpianti e la voglia di ricominciare in vista dell'arrivo di settembre, Allen realizza tutto il film, per la sua breve durata, all'interno di questa piccola casa, per ovvie ragioni si tratta di un film teatrale, colmo di dialoghi e personaggi che si alternano sulla scena.
La sceneggiatura è un po' il classico Allen, che ripropone una lieve variante dei suoi tipici intrecci, mettendo in scena sia rapporti sentimentali che genitori figli, il personaggio di Lane, interpretato da Mia Farrow, è forse il centro della narrazione, la quale col tempo va ad approfondire il rapporto conflittuale con la madre, che in passato le ha causato un grosso trauma, ed allo stesso tempo l'intreccio sentimentale, desiderata da un uomo che non considera nemmeno ed innamorata di uno che desidera la sua migliore amica, che a sua volta è sposata ma incastonata in una vita che sembra starle stretta, e continua costantemente a reprimere il suo desiderio.
Il risultato è un film in cui l'autore propone una psicanalisi dei vari personaggi, non molto coraggioso in realtà, con qualche archetipo ricorrente di troppo - lo scrittore col blocco per via della turbolenta vita sentimentale, la donna in conflitto tra famiglia e desiderio - ma che risulta comunque molto gradevole grazie agli acuti dialoghi e la bella atmosfera, un Allen minore ma valido.