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VA' E VEDI regia di Elem Klimov

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stratoZ     9½ / 10  27/09/2025 13:28:02 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Ringrazio il cinema La Compagnia di Firenze per l'opportunità di vedere questo capolavoro antimilitarista in sala in occasione del 40° anniversario dall'uscita, il film di Klimov è un'opera emotivamente devastante, uno dei film di guerra più cattivi, grezzi, senza un minimo di speranza, un'operazione che scardina ogni retorica bellica e che mostra tutta la disumanità e la cattiveria di un conflitto che non ha mai vincitori, ma solo vittime, una sequenza di massacri e cattiverie che vanno oltre ogni possibile concezione idealistica, tramite la prospettiva di un ragazzino che si è voluto arruolare a tutti i costi e che andrà a perdere tutto, e non parlo soltanto di cose tangibili come la famiglia o i compagni, dilaniati dalle armi belliche, ma anche di identità, ragione, etica, sanità mentale, l'opera ha uno stile straordinario con un realismo predominante che tuttavia presenta lievi sentori psicotici, come conseguenza e reazione agli orrori vissuti, Klimov è abilissimo con la camera nel suo vagare tra queste lande infernali, tra paludi, foreste e steppe, realizzando spesso sequenze a mano che portano lo spettatore nelle viscere del conflitto, ma quello che più stupisce è il continuo utilizzo dei primi piani, il volto del protagonista, sconvolto dalla guerra, ormai distaccato dalla realtà, la sua smorfia di dolore, i suoi occhi persi nel vuoto, la sua incredulità nel vivere un dramma dopo l'altro, rappresenta quasi uno specchio dello spettatore nell'assistere a dei momenti emotivamente stremanti.

E sono tante le sequenze meravigliose che il film ci dona, Klimov tende ad utilizzare, specie nella prima parte, un linguaggio filosimbolico, mi viene in mente una delle prime scene in cui il protagonista mentre marcia schiaccia delle uova di uccello, uccidendo delle vite ancora non venute al mondo, da vedere come una metafora opprimente della guerra, che non lascia scampo a povere vittime indifese ed inermi, o ancora, la sequenza nella palude dopo la scoperta della scomparsa della madre, in cui il protagonista affronta queste stremanti acque arrivando distrutto dall'altra parte della riva, un'ideale rappresentazione delle sue sensazioni, del suo stato psicologico in quel momento, fino ad arrivare ai successivi massacri, in cui continua a prevalere una componente realistica scioccante, con i compagni che muoiono di fianco al protagonista, che resta solo con i corpi senza vita in mezzo a questa landa.

La seconda parte invece è quella dove la cattiveria si impenna, quella di terribili massacri, come quella lunga sequenza dei nazisti che rinchiudono la popolazione del villaggio dentro al grande capannone per poi dargli fuoco, momento che trovo inutile anche commentare, un dolore e una disperazione tremenda, sotto gli occhi inermi del protagonista, che come lo spettatore, è incapace di qualsiasi reazione di fronte a tutto ciò, la sequenza successiva invece, che mostra un ribaltamento della situazione, con i nazisti circondati dalla resistenza sovietica che sembrano giustificarsi e chiedere una pietà che ormai in un contesto di guerra sembra aver perso ogni valenza, con uno di essi che arriva addirittura a rinnegare i suoi ideali ed a spargere benzina sui suoi compagni stessi pur di salvarsi la pelle, ecco questi sono tutti i grandi ideali bellici, non esistono, non esistono in un contesto in cui la sopravvivenza a tutti i costi, diventa l'unica cosa che conta, non esistono nel momento in cui il pericolo ed il terrore della morte assalgono le menti distrutte di uomini ormai regrediti ad uno stato brado.

E c'è poco altro da aggiungere di fronte a questa desolazione, Klimov regala uno dei film di guerra più belli di sempre, un viaggio reale quanto allucinante, in un contesto maledettamente invivibile, c'è soltanto da elogiare la splendida regia, che tende a portare sempre nel bel mezzo dell'azione, mai rappresentata in maniera spettacolarizzata, senza il minimo sentore di epicità, ma come un dramma nudo e crudo, filtrato soltanto dall'emergente psicosi causata dai forti traumi subiti, una bellissima fotografia che alterna qualche bel contrasto cromatico, spesso tra il verde di queste foreste bielorusse e un'arancione fosco dato dal crepuscolo e la polvere dei bombardamenti che crea bei giochi di luce volumetrica, ma anche da una seconda parte caratterizzata da una grigia foschia, in cui si vede poco e nulla in avanti, esattamente come il futuro delle persone colpite dalla guerra, ed infine un sonoro straordinario, che contribuisce a creare un'esperienza estremamente immersiva, con le orecchie violentate dai suoni metallici delle bombe e delle armi da fuoco, ricorrendo anche all'uso di effetti ovattati per prendere ancora meglio la soggettiva di un protagonista stordito da tutti questi orrori.

Film magistrale.