Gran bel film di Fellini, forse il suo più grande exploit di grottesco, "Fellini Satyricon" è un'opera dal non facilissimo approccio, anche per i fedelissimi del regista, con uno stile perennemente sopra le righe ed una rappresentazione cupa, quasi lugubre della Roma imperiale, periodo solitamente messo in scena in maniera molto più radiosa, tra le splendide e maestose architetture classiche, invece Fellini fa l'opposto, ambienta la vicenda quasi del tutto in interni, in vari sotterranei malandati, dove Ascilto ed Encolpio vivono le loro picaresche avventure, con la sua tanto cara narrazione simil episodica presenta una serie di scene in cui emerge prepotentemente tutto il suo talento visionario, il film nell'insieme mi ha dato la sensazione di voler rivolgere una caustica critica alla società del periodo, ai vizi e stravizi ancora attuali nell'era contemporanea, ma che qui erano già al loro apice, il personaggio di Trimalcione potrebbe essere l'obiettivo principale della critica del film, il suo continuo ostentare la ricchezza, i suoi modi rozzi e volgari, diventano un emblema della visione di Fellini, un contenuto quasi dissacrante, considerata la venerazione dell'Impero Romano, come simbolo di grandezza e virtù che viene tramandata nel corso dei secoli ed è arrivata oggi anche a noi.
Altro personaggio emblematico è quello del poeta Eumolpo, che mi ha dato l'impressione di essere il tipico intellettuale decadente e costantemente controcorrente, fin dal primo incontro coi due giovani in cui critica l'arte del tempo, considerandola una misera brutta copia di quella dei secoli precedenti, un po' una tendenza diffusa ancora oggi, ma lo stesso personaggio regala una delle novelle più significative, quella della vedova che veglia la tomba del marito e l'amante soldato, una perfetta rappresentazione della caduta dei valori che il film si vuole portare dietro.
Fellini regala allo spettatore un viaggio nel suo mondo onirico e kitsch, fatto di costumi esagerati, colori sgargianti, personaggi sopra le righe, un'orgia di sequenze grottesche, termine che non ho usato casualmente vista l'alto tasso di eros di cui la pellicola è pregna, una visione decadente che non risparmia nessuno, dai piani alti del potere fino ai più umili plebei, un senso dell'esagerazione che riflette l'ego umano, qui alimentato più che mai nel suo sfarzo e nell'ostentazione, film molto molto bello.