Altro capolavoro di Fellini che qui raggiunge una delle sue vette poetiche, realizzando quello che può essere considerato il film capostipite di quel filone nostalgico che si andrà man mano ad espandere negli anni, da cui svariati autori italiani e stranieri prenderanno spunto.
Col suo stile vagamente surreale, edulcorato e sopra le righe, "Amarcord" mostra una visione delle memorie del regista, filtrata dal suo stesso punto di vista nostalgico, con una narrazione quasi ad episodi che introduce pian piano svariati personaggi della Rimini anni trenta in cui è ambientato, uno dei difetti che viene imputato spesso al film diventa uno dei più grandi pregi, vero che è nella narrazione vi è un'estrema semplificazione delle tematiche, Fellini passa velocemente dal parlare di politica, con diverse sequenze riguardanti le parate fasciste, ai tempi all'apice della popolarità, ed il pessimo trattamento riservato ai potenziali oppositori, a parlare di religione, col suo tipico contrasto tra sacro e profano, qui mostrato molto bene nella scena della confessione, nel quale il giovane protagonista non dice proprio tutta la verità al prete riguardante gli emergenti istinti sessuali, andando a parlare anche del sistema scolastico, come si vede nelle prime sequenze, nelle quali vi è una macchiettistica sfilata di professori, da quello troppo rigido a quello sopra le righe, una visione che nell'insieme può risultare abbastanza approssimativa, vero, ma che in realtà rimane coerente col filtro del film, il punto di vista di un ragazzino, che per natura tende a semplificare queste questioni più spinose, allo stesso tempo il film presenta una carrellata di personaggi indimenticabili, i quali a modo loro prendono tutti una certa valenza, tra le numerose scene in famiglia con padre, madre, fratello, nonno ed uno zio abbastanza instabile mentalmente, interpretato da Ciccio Ingrassia che regala uno dei momenti più iconici della pellicola, restituendo la genuinità dei pranzi in campagna, in dei campi dorati, elemento visivo diventato poi un archetipo della rappresentazione nostalgica nel cinema.
Nel mosaico Fellini inserisce una componente sessuale che diventa predominante, con svariate scene riguardanti i ragazzini con una nascente desiderio, nei confronti delle donne più attraenti del paese, la Gradisca, donna matura ed irraggiungibile, che resta soltanto un sogno erotico, e la tabaccaia, donna particolarmente giunonica con la quale il protagonista avrà la sua prima lieve esperienza. Altro fondamentale elemento è la passione per il cinema, col Fulgor, storico cinema riminese, che viene mostrato ed anche visitato più volte, diventando un elemento centrale per il protagonista.
Ma se comunque le scene da sole fanno una bellissima figura, il mosaico nell'insieme è quello che rende il film di così alto valore, andando a creare uno splendido vissuto della gioventù, dai suoi tratti nostalgici e malinconici, pieno di alti e bassi, l'alternanza delle stagioni, con l'entusiasmo per un'inaspettata nevicata o lo stupore per il passaggio di una grossa nave, ma soprattutto, ritengo meravigliose le due sequenze finali, la morte della madre del protagonista ed il successivo matrimonio della gradisca, che nella loro continuità danno una visione del cerchio della vita, il momento di dolore che passa velocemente al momento di festa, la ciclicità dei due elementi che sono inevitabilmente concatenati, come bene e male, dolore e gioia devono coesistere, la visione distaccata, come appunto nei ricordi di un bambino, per quanto ancora sentita, restituisce una sorta di estrema consolazione, l'evento del matrimonio funge da luce, serenità e festeggiamenti ritrovati dopo il dramma, la vita ed il mondo inevitabilmente vanno avanti, e poi, finiscono i festeggiamenti, si intravede il crepuscolo e vanno tutti a casa.
Capolavoro di Fellini, una messa in scena meravigliosa, sopra le righe, macchiettistico, con qualche inserto surreale, come la splendida scena del pavone durante la nevicata, una fotografia satura proprio come nelle vivide memorie di un bambino e una bellissima colonna sonora di Nino Rota, ci portano in un viaggio immersivo nelle memorie della giovinezza, tra innocenza, stupore, gioia e dolore, film vitale e sentito, nei confronti del quale è impossibile restare indifferenti.