Quello che ritengo il primo capolavoro di Fellini, anche se effettivamente i suoi anni 50' sono stati così di alta qualità che film come "La strada", "I vitelloni" ed "Il bidone" per me gli stanno molto molto vicino, possiamo anche considerarlo il film che sancisce la fine del periodo più aderente al neorealismo per il regista, prima del grande salto nel suo mondo surreale e onirico, ma effettivamente "Le notti di Cabiria" è ancora uno splendido affresco realista dell'Italia del dopoguerra, si nota tantissimo la collaborazione di Pasolini alla sceneggiatura, basta guardare i punti in comune tra questo film e le sue due opere prime "Accattone" e "Mamma Roma", a partire dall'ambientazione, quella di una Roma degli ultimi, la camera non si muove tra lussuosi attici sul Colosseo o Piazza di Spagna - Fellini rimedierà tre anni dopo nel mostrarci le bellezze decadenti di Roma -, quanto tra degradati sobborghi, umili case, addirittura grotte che diventano dimore di alcuni dei personaggi, un ritratto impietoso della vita di strada, nel bel mezzo della disperazione in cui i gloriosi monumenti romani fanno capolino soltanto saltuariamente e vengono utilizzati solo come punto di riferimento dalle donne della notte per indicare i luoghi strategici dove andare a lavorare. Altro importante elemento in comune col primo cinema pasoliniano è quello del cosiddetto salto di ceto, come Accattone, come Mamma Roma, la protagonista, Cabiria, è un personaggio che aspira a quel tanto desiderato salto di ceto, cercando di migliorare il suo status, sia a livello economico che sociale, sposando un uomo facoltoso e trovando stabilità e rispettabilità, ma finirà per scontrarsi con una realtà più amara del previsto.
E da qui Fellini ci introduce ad una narrazione simil episodica che ci mostra le avventure di Cabiria, una serie di tasselli che mettono in risalto il suo carattere, ormai temprato dalle avventure di strada, i suoi sogni ed i suoi desideri, come non citare la lunga sequenza riguardante Alberto Lazzari, divo del cinema che litiga con la fidanzata e decide di portare Cabiria con sé tra i locali lussuosi ai quali non è abituata - e soprattutto con riguardi ai quali non è abituata - ed il suo appartamento, facendo come vivere un sogno ad occhi aperti alla protagonista, che già brama e si illude di un rapporto col divo che le farà cambiare totalmente vita, ma finirà per passare la notte nascosta nel bagno per via del ritorno della fidanzata di Alberto, scena particolarmente straziante, quasi umiliante, che fa provare una grande empatia per la protagonista.
O ancora, tutta la sequenza di Cabiria e le sue colleghe che vanno al santuario della ******* a chiedere la grazia, che mostra la disperazione di fondo dei personaggi coinvolti e quanto il loro gesto non dipenda sul serio dalla fede, ma diventa il mezzo ultimo e più disperato per raggiungere una migliore stabilità, avere una vita migliore, la religione diventa una sorta di superenalotto, usata come ultima spiaggia da un popolo disperato e che toglie tutto il valore di fondo alla fede.
E poi tutta la sezione riguardante Oscar, uomo che vuole sposare Cabiria, con un posto statale che sembra poterla sistemare per sempre, ma in realtà si rivelerà l'ennesimo fumo negli occhi della donna, volendola solo sfruttare per i suoi soldi, le sequenze finali, dal pranzo alla passeggiata nei boschi, creano una tensione emotiva incredibile, preoccupando sempre di più lo spettatore, Fellini è bravo nell'aggiungere piccoli elementi ambigui che alimentano il dubbio nei confronti delle reali intenzioni del personaggio, fino ad arrivare alla finalissima sequenza, quella della sfilata degli allegri musicisti, l'ennesima rinascita per un personaggio costantemente messo alle strette dalla vita, che riesce comunque a sorridere ed andare avanti, ancora una volta.
Bellissimo a livello visivo, con un bianco e nero suggestivo ed una regia estremamente immersiva, una camera che vaga tra le strade di una Roma in penombra, con quella che ritengo la migliore interpretazione di Giulietta Masina, col suo personaggio grezzo ma vitale, che trasmette una forte empatia e si dimena continuamente tra le difficoltà della strada e quella voglia di stabilità, causata anche da una società che continuamente, le chiede di sposarsi ed avere figli - interessanti al riguardo le sequenze di incontro col frate ad esempio - verso la quale, la protagonista sembra non riuscire a rispettare le aspettative.