Un Fellini sul finire di carriera che decide di omaggiare uno dei luoghi più rappresentativi per il cinema italiano ed ovviamente per lo stesso regista, ovvero Cinecittà, creando un film a metà tra la finzione ed il documentario, con la sua immancabile tematica metacinematografica a dominare la scena, è un film come prevedibile dai tratti malinconici e celebrativi, lo stesso Fellini si omaggia continuamente, a partire dall'incipit con la stampa giapponese arrivata appositamente nella capitale per intervistare Fellini, continuando con la realizzazione di questa sorta di film autobiografico, momento nel quale Fellini si diverte a smascherare i tanti dietro le quinte delle produzioni cinematografiche, un po' con un'ironia caustica, un po' con sincero affetto, mettendo in risalto il continuo caos della fase di pre produzione, tra i casting, la scelta delle location, la programmazione dei giorni di riprese, arrivando al cuore della produzione in cui mostra un punto di vista più pratico della realizzazione delle scene, alternando efficacemente i momenti extradiegetici del film che sta realizzando a quelli che mostrano la scena vera e propria, con un giovane Sergio Rubini scelto per interpretare la parte di Fellini da giovane nel film che ripercorre la giovinezza del regista ed il suo arrivo a Cinecittà per la prima volta.
Non mancano altri interessanti inserti, come l'apparizione di Mastroianni, forse l'attore più associato a Fellini, col quale andranno a fare visita ad Anita Ekberg, ricordando in maniera nostalgica i bei tempi della Dolce Vita e rivedendo insieme svariate clip del film stesso.
Un po' autoreferenziale, "Intervista" è un simpatico omaggio di Fellini a se stesso, dai tratti crepuscolari e vagamente ironici, tuttavia lo ritengo un film minore, o ancora meglio, una chicca per gli appassionati del regista, ma tutt'altro che imprescindibile.