Dopo l'apice raggiunto con 8 e mezzo, Fellini dirige un altro ottimo film, che sembra stilisticamente il suo ideale proseguimento, però con un elemento in più: il colore, fattore fondamentale per la messa in scena visionaria e surreale del regista che sembra aver trovato la maturità nel suo periodo di maggiore ispirazione artistica, "Giulietta degli spiriti" è un film introspettivo che scandaglia il mondo interiore della protagonista, donna di mezza età in piena crisi matrimoniale e con diversi traumi irrisolti alle spalle, il percorso della sceneggiatura, mostra una graduale presa di consapevolezza da parte della protagonista, partendo da una scena iniziale apparentemente di festa, la grande cerimonia per l'anniversario di matrimonio, che viene presto rovinata e mette qualche pulce all'orecchio a Giulietta che inizia ad indagare nella sua interiorità, cercando di venire a capo dei problemi, ed effettivamente ce ne sono tanti, non solo il rapporto matrimoniale, il quale sembra moribondo e tenuto in vita da un logorante accanimento terapeutico, quanto anche il rapporto con la stessa famiglia di Giulietta, con le sorelle e la madre, viste come un enorme fardello di aspettative, pronte a giudicarla per un trucco non adeguatamente accentuato, un aspetto non troppo curato o una qualsivoglia questione privata che si distacca dai loro standard, creando un muro di incomprensione tra le due parti che porta Giulietta a sentirsi sola e dispersa nei meandri della sua vita, attaccandosi ad altri elementi esterni, come possono essere il mondo mistico, ricercato più volte dalla protagonista per avere delle risposte insperate, ma anche ricorrendo ad un investigatore privato per scoprire la tanto temuta verità sul marito, costantemente impegnato e che ormai non degna la moglie del minimo tempo da passare insieme.
Il viaggio di Giulietta assume dei connotati surreali fin dalle primissime sequenze, Fellini regala dei momenti altissimi con una messa in scena che tramite una narrazione ai limiti dell'episodico, sublima l'immaginazione della protagonista, regalando delle visioni solenni e cariche di pathos, mi vengono in mente i lunghi flashback della recita da bambina di Giulietta, in cui interpretò una santa martire, andando a mostrare la religione sotto un punto di vista che - considerazione molto personale - a me è parso opprimente, giocando molto col dualismo tra religione e sessualità, tabù e libertà, un elemento che segna la vita di Giulietta fino ad un età avanzata, ma sono innumerevoli i momenti di splendore onirico che Fellini regala, le continue visioni sul finale, momento in cui Giulietta sembra fare i conti con tutto quello che ha passato fino a quel momento, in cui il ritmo si impenna vertiginosamente creando una forte sensazione di angoscia, o ancora, la visita alla vicina, considerata fino a quel momento una poco di buono dalla mentalità bigotta della famiglia e che è stata pure trasmessa a Giulietta, entrando nella sua casa profana sembra come entrare in un altro mondo, tra poligamia e pratiche più estreme, o ancora i momenti dal veggente indiano, i flashback a teatro, una serie di momenti di meravigliosa estetica surreale, dallo stile tendenzialmente barocco, ma anche un po' romantico, che rendono il film una goduria visiva.
Film che è uno splendido viaggio nel mondo interiore della protagonista, visivamente sublime.