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VITA DI PI regia di Ang Lee

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stratoZ     8 / 10  08/09/2025 15:17:14 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Il film di Ang Lee che preferisco in assoluto, un'avventura alla scoperta della fede e delle leggi della natura, con una splendida messa in scena, vivida e folgorante, una regia immersiva che dona alla bizzarra vicenda anche un tocco particolarmente poetico, una fotografia satura che accentua una componente quasi astrale, dai tratti mistici, sfociando saltuariamente nel lisergico, vivendo il viaggio come una sorta di ipnosi, tra l'avventura e la frammentazione interiore, la storia di Pi, abbreviativo di "Piscine Molitor" è particolarissima, colma anche di una marcata ironia, specialmente nella prima parte, con questo bambino, chiamato sotto suggerimento dello zio come una delle sue piscine preferite, che si interroga costantemente sulla fede, al punto da dichiarare di essere allo stesso tempo sia induista che cristiano che mulsulmano, ed alla fine credo che il viaggio parli proprio di questo, tramite la narrazione in flashback dello stesso protagonista, veniamo a scoprire nel dettaglio la traumatica esperienza del naufragio e della sua forzata convivenza con Richard Parker, una tigre del bengala appartenente alla sua famiglia, da qui il racconto può prendere una duplice valenza, come si vede in un finale in cui si scopre che la storia assurda di Pi potrebbe essere stata inventata, avendo sostituito gli animali con cui ha affrontato il viaggio con le persone che in realtà erano sopravvissute con lui, rispecchiando nella metafora la tigre come se stesso, quindi tutta la lunga fase di adattamento, in base alla versione a cui crediamo, può essere vista o come una storia di estrema sopravvivenza, con la tigre e Pi costretti a collaborare e non ammazzarsi a vicenda per riuscire a sopravvivere all'oceano, oppure come una metafora dell'interiorità di Pi, in lotta con se stesso in una crescita forzata causata dal trauma.

Ma specie nella seconda parte, la componente religiosa torna a diventare uno dei cardini della narrazione, le sequenze lisergiche, dominate da ottimi effetti speciali, restituiscono a Pi una dimensione della vita sotto un punto di vista esistenzialista, meravigliosi i momenti in cui il mare viene sostituito da un'infinita distesa di stelle, talmente grande da far sentire Pi una piccola particella nel firmamento, così come la bellissima sequenza nell'isola carnivora, piccola ancora di salvezza, che da il tempo ai naufraghi di ritrovare le forze, ma se li divora se restano per troppo tempo, un po' una metafora di un'esistenza che è sempre in movimento e ti costringe ad andare avanti per non morire - morte da intendere non soltanto come fisica - e poi ovviamente ci si ricollega alla grande metafora della storia di Pi come religione, come ribadito nelle sequenze finali, il concetto teoricamente rimane lo stesso, tra una versione edulcorata con gli animali ed una più realistica come voluta dalle forze dell'ordine cambiano solo gli interpreti, ed ogni uomo, in base alla propria interiorità, decide a quale credere, così come accade nella scelta di una fede.

Ang Lee regala un film d'avventura molto bello, capace di sbalordire sia sotto il punto di vista narrativo che sotto quello visivo, le splendide sequenze all'alba ed al tramonto della barchetta in mezzo all'oceano con quella fotografia così calda difficilmente non rimangono impresse, film molto molto bello.