Film adolescenziale sulle cheerleader e questa gara nazionale che si tiene in America che elegge il miglior gruppo di cheerleader della nazione, devo dire sono parecchio in fissa gli americani con ste cose, soprattutto trattandosi di scuole superiori, da noi è tanto se viene un genitore a guardare le partite del figlio, ma vabbè, altro ambiente, in ogni caso, film molto blando, men che mediocre, che crea pochissimo interesse fin da subito, tramite l'escamotage narrativa della protagonista, interpretata da una giovane Kirsten Dunst, che diviene il capo delle cheerleader, viene presto a scoprire che le precedenti vittorie della sua squadra, considerata la migliore in America, sono macchiate dal plagio delle coreografie a danno di un'altra squadra di cheerleader, che viene da una città vicina - se vogliamo, considerato che le ragazze di questa squadra derubata sono tutte di colore, potrebbe essere una metafora del colonialismo, col team "bianco" che si appropria della cultura "nera" -
Da qui si viene a creare una competizione tra le due fazioni nella quale tra un po' di rivalità e risentimento, emergono dei sentimenti di natura sportiva, che prendono una piega paternalistica sul finale, volendo fare la classica morale scontata sullo sport, la competitività e la correttezza, tirando nel frattempo in ballo tanti altri elementi, buttati lì e poco approfonditi, dall'approfittatore, coreografo che vende lo stesso ballo decine di gruppi di cheerleader, alla poca considerazione che la famiglia da all'impegno della protagonista nella sua passione, schernendola costantemente.
E poi c'è la solita pallosa storia d'amore tra la protagonista ed il fratello della migliore amica, col solito scontato finale, le solite scontate cose non dette, il solito scontato rapporto fatto di alti e bassi, qualche momento tenero, ad hoc per il target adolescenziale.