Forse il film che mi è piaciuto di più di Redford post "Quiz show", ma è più una questione di demeriti altrui che di meriti di questo, "The conspirator" è un film storico tratto da una storia vera, all'indomani della Guerra di Secessione, in un'America ancora spaccata tra nord e sud, nella quale il presidente Lincoln viene brutalmente assassinato, da questo parte una caccia al colpevole che coinvolgerà diverse persone, alcune delle quali apparentemente non coinvolte, con l'arresto di Mary Surratt, accusata di aver cospirato per l'omicidio del presidente, il film prende una svolta da legal movie, venendo ambientato per buona parte della sua durata all'interno di questa corte militare, allestita in periodo di guerra, che riserva un processo particolarmente ingiusto e palesemente di parte all'accusata, con il giovane avvocato, Frederick Aiken, che si prenderà la briga di difenderla, prendendo particolarmente a cuore la questione.
Vanno dati diversi meriti al film, uno di questi è quello di riuscire a mantenere un pathos costante e sempre alimentato dalle ingiustizie nei confronti della prigioniera, con diverse figure, molte delle quali facenti parte della corte che giudica l'accusata che faranno degli sporchi imbrogli per ottenere il loro scopo, dando la sensazione che nonostante i tanti sforzi, la difesa lotti contro dei mulini a vento, con un esito già deciso indipendentemente da come andrà il processo, da qui Redford è abile nel tirare in ballo tanti argomenti e qualche paradosso interessante, da un lato vi è la visione di un'istituzione che vuole un regime del terrore per evitare ulteriori disordini, la scelta di perseguire la donna è una minaccia nei confronti di altri potenziali ribelli e diventa anche un vero e proprio capro espiatorio da dare in pasto alla popolazione come vendetta per l'assassinio di Lincoln, senza una vera colpa, o quantomeno provata in sede legale, altro elemento molto importante è invece il paradosso ideologico che si viene a creare, con il processo sommario e ingiusto subito da Mary, gli stessi giudici e funzionari tanto legati a Lincoln e alle sue idee, in realtà trasgrediscono i principi base della costituzione per il cui il famoso presidente ha lottato e dato la vita, la libertà del cittadino qui non viene tutelata, il diritto di essere giudicato da una corte imparziale viene a mancare, specie nelle sequenze finali questo elemento viene sottolineato più volte, come si vede anche nel confronto tra Aiken e il nuovo giudice a cui vuole far riaprire il caso.
Una vicenda interessante, una critica al sistema americano ambientata in tempi non sospetti, se il film propone una sceneggiatura validissima, perde qualcosina a livello stilistico, Redford registicamente non va tanto lontano dai suoi polpettoni, presentando comunque una regia che tende costantemente a romanzare e qualche momento retorico di troppo, che tuttavia non rovina del tutto l'opera, valida invece è la ricostruzione storica e l'elemento prettamente scenografico e fotografico, così come la prova di James McAvoy.