"Morning glory" come film in sé non mi ha fatto impazzire, lo trovo il tipico dramma americano che contestualizzato al tempo cercava di dare una certa fiducia allo spettatore sul finire della grande depressione, una di quelle storie basate sul sogno americano in cui una persona di estrazione molto umile riesce con impegno, determinazione e caparbietà ad ottenere il tanto sperato successo, il tipico film che un regista come Frank Capra porterà all'eccellenza e diventerà emblema della sua filmografia, ma a mio parere questo funziona ben meno delle opere di Capra, vuoi per una durata poco corposa che non permette di approfondire meglio il contesto o i personaggi secondari, vuoi che per puro gusto personale non apprezzo moltissimo questi film basati sui grandi colpi di fortuna, sulla vita che ti restituisce quello che ti aveva tolto inizialmente per via del tuo impegno, questa sorta di buona sorte incondizionata, non è esattamente la mia cup of tea.
Tuttavia, questo film ha un altro gran bel motivo per essere valido, l'inizio di una leggenda, quella di Katharine Hepburn, una delle migliori attrici di sempre a mio parere, al suo primo di svariati oscar, lo vincerà adesso negli anni trenta e continuerà nei decenni successivi, con tipo cinquantamila nomination - curiosamente, nel mio film preferito con lei "Bringing up, baby!" non se la sono filata - , fino ai primi anni ottanta, a quasi cinquant'anni di distanza, ora per quanto sia il primo che consideri il valore degli oscar molto relativo, è indubbio che questa performance le ha spianato la strada per tante altre opere di immenso valore ed una carriera straordinaria, ecco lei qui è il fulcro, catalizza tutta l'attenzione nel suo personaggio, così spigliato, così estroverso, soprattutto per quegli anni lì in cui non era inusuale vedere attori recitare come imbalsamati, senza mai strafare, regalando grandi momenti - i monologhi di Shakespeare da ubriaca, splendida recitazione che mostra pure quanto il suo personaggio sia fissato e determinato con l'obiettivo - creando una certa dicotomia con la diva affermata, un po' svogliata e con la puzza sotto il naso.
Insomma, Sherman non regala una pellicola particolarmente memorabile, però assume una grossa importanza per via della sua funzione, con la Hepburn che salva tutta la baracca e valorizza estremamente se stessa.