Carino questo film di Ang Lee che mostra il festival più famoso della storia della musica da un punto di vista inusuale, quello di questo ragazzo che vive nel posto assieme alla sua famiglia e gestisce un fatiscente motel, fin dall'inizio viene mostrata una situazione abbastanza precaria, data la poca importanza del luogo a livello turistico, che genera pochi incassi, il classico paese della provincia americana dove le persone non vanno nemmeno per sbaglio, ovviamente con l'arrivo di questi organizzatori del festival, dopo l'iniziale titubanza data dall'enorme cambiamento, diventerà un'opportunità non solo economica, quanto esperienziale, la ventata di cambiamento e divertimento portata dagli hippie sarà l'opportunità per il protagonista di scoprire se stesso, uscire dal guscio provocato dalla stagnante vita della cittadina, ma anche dalle figure un po' oppressive, come quella della madre, come spesso accade per i film su questa tematica, vi è in evidenza questo forte contrasto tra generazioni, sia come si vede nel rapporto con i genitori, inizialmente ostili all'idea, poi gioiosi dei guadagni fatti, sia per la popolazione del posto che vede l'arrivo del festival come una disgrazia e giudica continuamente in maniera negativa i partecipanti per l'estrema stravaganza, con i soliti stereotipi.
Scorrevole ed interessante, con un buon cast fatto anche di nomi famosi, tra Emile Hirsch, Liev Schreiber, Eugene Levy - che ricorderete tutti come il papà di Jim in "American Pie" - ed una piccola parte per Paul Dano, ovviamente, neanche a dirlo, uno dei pezzi forti del film è la colonna sonora, che considerati i miei gusti ho adorato, tra i pezzi dei miei adorati Jefferson Airplane, i vari Grateful Dead, Doors, Joplin, The Band, Love e dicendo, vi è una splendida carrellata di canzoni iconiche della summer of love e di quel periodo di unione e lotta, a cui questo film fa diversi riferimenti - basti guardare l'amico reduce di Elliot che è ancora ossessionato dal Vietnam tanto da vestirsi da soldato e far finta di esserci, ma anche la figura di Vilma, travestito che esprime tutta la propria libertà al festival -