Non mi è particolarmente piaciuto per la sua pretenziosità, "The seeding" è una sorta di thriller claustrofobico con diversi inserti horror che vorrebbe a suo modo imbastire un discorso iperbolico con qualche simbolismo qua e là senza dare particolari riferimenti allo spettatore, tramite la storia di questo fotografo che si è avventurato nel deserto per fotografare l'eclissi, che presto si ritroverà, dopo qualche inquietante incontro che diventa un segnale d'allarme, prigioniero in questa casa circondata da pareti rocciose dalle quali è impossibile fuggire, giocando con la tipica suspense del genere, che alimenta le speranze del protagonista di scappare per poi spegnerle costantemente e creare una forte frustrazione assieme alla claustrofobia, che viaggia assieme ad uno stato d'animo inizialmente rabbioso che lascia progressivamente spazio alla rassegnazione, con le figure emblematiche di questi briganti che hanno deciso di tenere l'uomo e la donna che vi era già prima prigionieri all'infinito, apparentemente per puro sadismo.
Tramite questo incipit il film mostra un'acquisita quotidianità del protagonista nella nuova vita da recluso, l'adattamento alle abitudini, dei rapporti carnali saltuariamente consumati con la donna, ormai rassegnata alla vita e una svolta mistica sulla parte finale che può rimandare a qualche metafora mitologica, l'uomo opponendosi violentemente alla volontà di di questi banditi arriva a fare una brutta fine, la donna nella sua rassegnazione continua a sopravvivere, ho intravisto qualche elemento che possa ricordare il rapporto tra uomo e dei o comunque col creato, l'opposizione dell'uomo alla volontà di queste entità superiori lo porterà alla distruzione, l'adattamento della donna è il naturale concetto di evoluzionismo che la porta a sopravvivere, d'altronde il tutto si sposa col contesto, questa enorme cava è opera della natura, l'impossibilità di scappare è data dalla posizione del posto, nel bel mezzo del deserto dove nessuno può aiutare i due, la posizione di potere dei banditi è data anche dalla loro visione privilegiata dall'altezza che gli permette di vedere totalmente quello che sta succedendo.
Nel mezzo tuttavia ci sono tanti altri elementi, poco approfonditi, che sembrano lanciare suggestioni utili soltanto a confondere ulteriormente lo spettatore, ma aggiungono poco ad una metafora non particolarmente originale, alla fine il film può essere tranquillamente visto come un survival movie dai tratti claustrofobici che proprio come il suo protagonista ha provato a fare il passo più lungo della gamba e si è fatto male da solo.