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QUIZ SHOW regia di Robert Redford

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stratoZ     7 / 10  16/07/2025 12:45:27 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Buon film di Redford, sullo stile di alcuni film d'inchiesta che andavano molto all'epoca - mi ricorda vagamente qualcosina di Oliver Stone - che usa una storia accaduta realmente per fare una riflessione sull'America, l'intrattenimento e i media, portandoci nel mondo dei quiz sul finire degli anni cinquanta, momento in cui la televisione stava iniziando a spopolare nelle case degli americani, narrando un contesto di particolare consumo del media in cui gli sponsor, in questo caso quello farmaceutico, ottenevano una grossa pubblicità dallo stesso programma ed i protagonisti che riuscivano a confermarsi campioni per più puntate diventavano delle celebrità nazionali, da qui emergono tante riflessioni, a partire da quella sulla celebrità stessa, la sua futilità, che può durare un batter d'occhio, lo si vede nel caso del primo campione Stempel, un giorno considerato da tutti, una volta fatto fuori diventa un perfetto sconosciuto, ma vi è spazio anche per delle interessanti riflessioni sull'intrattenimento, la competizione di questi giochi che incolla gli spettatori alla televisione, i produttori che pilotano il tutto per dare continui stimoli a chi segue e creare una certa dipendenza nei confronti del mezzo, basti vedere la scelta di mettere Van Doren, uomo colto dalla faccia pulita, professore universitario di bell'aspetto che piace al pubblico ed ha tutte le carte in regola per diventare una persona di successo all'interno del programma, vi è una sorta di fanatismo abbastanza inconscio all'interno di questo meccanismo, più è facile per il pubblico empatizzare ed impersonarsi nel concorrente, più farà il tifo per lui e più i produttori lo spingeranno all'interno del programma, l'inchiesta che si vede all'interno del film valorizza tanto questo aspetto psicologico, di come i produttori siano abili nello studiare le esigenze del pubblico e dargli il prodotto confezionato idealmente, è un discorso che è ancora oggi attuale ed attuabile con i social media.

Ed è lodevole anche la scelta della narrazione, specie sulle battute finali, di non essere particolarmente biasimante nei confronti dei colpevoli della vicenda, durante il processo emergono dichiarazioni che se non scagionano del tutto gli autori di questo inganno, almeno ne spiegano delle ragioni comprensibili, facendo porre domande sulla natura del quiz stesso, se in quanto show in realtà sia lecito venga pilotato da dietro le quinte, come avviene in altre forme di intrattenimento analoghe.

Un po' meno interessante è la solita solfa degli apici che non pagano mai, vi sono le solite figure apparentemente intoccabili come il presidente della rete televisiva stessa e lo sponsor principale che vengono protetti e mai inchiodati per la loro posizione, lo stesso produttore si assume tutta la colpa in cambio di una successiva opportunità di lavorare ancora nel settore, non che sia pessima, ma è uno degli elementi meno originali del film.

Redford dirige bene un film colmo di pathos, con un ottimo ritmo che aiuta lo spettatore ad immergersi nei meandri dell'inchiesta, c'è un po' il classico stile romanzato di queste opere che tuttavia funziona discretamente - per intenderci, tutta la tensione sulla decisione finale di Van Doren se dire la verità o meno - e delle ottime interpretazioni di un cast abbastanza altisonante - c'è addirittura Scorsese come attore, oltre al duo Fiennes e Turturro -