Per quanto mi riguarda questo è un western meraviglioso, uno dei grandi esponenti della corrente revisionista che in quel periodo stava sganciando alcuni dei suoi fiori all'occhiello, rivalutando totalmente la figura dei nativi americani rispetto alle pellicole della Hollywood classica, ed il lavoro di Silverstein in questo film è semplicemente encomiabile, tutto l'impegno messo per descrivere attentamente la tribù dei Sioux, trasponendo le loro usanze, lo stile di vita, le credenze, le gerarchie, le regole, ma ciò che apprezzo di più di quest'opera è l'approccio con cui tratta la tribù, senza particolari paternalismi, senza paraculate varie, lo stile grezzo e violento di "A man called horse" mette in mostra una tribù aderente ai principi base della natura, violenta per puro istinto di sopravvivenza, legata alle proprie tradizioni in maniera indissolubile, guerrafondaia, si, come anche l'uomo bianco, è un punto di vista super partes che non vuole scagionare tanto i nativi, quanto mostrarli con gli stessi difetti dell'uomo occidentale, ponendo tutti sulla stessa linea, ma non solo, ponendoli anche sulla linea del regno animale, non sono casuali le sequenze in cui si vede il coyote uccidere cruentemente il coniglio per mangiarlo, i Sioux vengono rappresentati nel loro puro stato brado, portando un discorso espandibile all'uomo stesso ed al contesto in cui si trova.
Tramite il punto di vista di John, giovane aristocratico inglese, particolarmente egocentrico ed arrogante, che durante una spedizione di caccia viene catturato dai Sioux dopo che hanno ammazzato i suoi compagni di viaggio, venendo portato al loro accampamento e diventando una sorta di schiavo, usato come animale da soma, mostrando inizialmente i Sioux sotto una lente particolarmente negativa, enfatizzata anche dall'altro prigioniero, che da anni si trova sotto le loro mani, che li descrive come selvaggi perfidi, ma col tempo le cose cambieranno, John si integrerà molto bene all'interno della tribù e addirittura inizierà a scalare le gerarchie, complici anche svariati gesti eroici per il bene della tribù, fino a diventare un membro di spicco ed avere una vera e propria vita secondo le usanze del popolo, una trasformazione del personaggio che influenza la sua visione e mette anche qualche pulce nell'orecchio allo spettatore, come nell'ammonimento di John all'altro prigioniero, quando lo rimprovera di aver vissuto nella tribù da anni e non aver compreso completamente nulla di loro, ecco diciamo che qui c'è qualche stoccata all'uomo che vede queste tribù da un punto di vista esterno e non comprendendole le etichetta negativamente, allo stesso tempo la narrazione mostra l'adattabilità dell'uomo stesso, ovviamente con una certa fatica, dato che passano anni prima che inizi ad integrarsi, ad uno stile di vita agli antipodi, passando dal cacciare per puro passatempo borghese al dover cacciare per sopravvivenza, sporcarsi le mani, mettendo in mostra una certa dicotomia tra il coraggio del mondo occidentale, spesso nascosto dietro armi e prestigio e quello del mondo indigeno, più atavico, legato alla forza e all'aggressività.
E lo stile è uno dei punti di forza del film, col suo andamento particolarmente aggressivo, una componente lisergica che ogni tanto fa capolino regalando splendide sequenze - vogliamo parlare delle danze tribali col montaggio che segue il ritmo dei tamburi? Ma anche le visioni di John in preda al dolore in quella splendida sequenza dell'iniziazione in cui viene appeso per il petto, momento cruentissimo - ma non mancano le grandi sequenze di combattimento in cui il regista non risparmia scene dall'estrema violenza, che come detto da molti possono ricordare il grande massacro che si vede in "Blue Soldier", tra l'altro dello stesso anno, componente spesso alternata con le splendide inquadrature dei paesaggi, campi larghi meravigliosamente fotografati che restituiscono anche quella dimensione contemplativa dell'uomo a contatto con la natura.
Film splendido nel suo passare così efficacemente un ritratto realistico dei nativi, lontano da buonismi e retorica, diretto e spietato e che porta a svariate riflessioni, bellissimo.