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GREED - RAPACITA' regia di Erich Von Stroheim

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stratoZ     9½ / 10  12/07/2025 13:28:07 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Il capolavoro di Von Stroheim ma direi uno dei capolavori del muto, "Greed" è un film straordinario nel suo descrivere con acuto pessimismo la natura umana, arida e avida, un film in cui i protagonisti sono dominati da una cupidigia a livelli patologici che li porta prima all'ossessione ed infine all'autodistruzione, uno di quei film maledetti del periodo muto di cui non abbiamo una visione completa, tra diverse versioni e ricostruzioni, ma nonostante questo, le parti sopravvissute sono una meraviglia per gli occhi e per i sensi.

Tramite una storia estremamente basilare Von Stroheim mette in scena un film struggentemente amaro, narrando le vicende attorno a tre personaggi principali, quello che potremmo definire il protagonista McTeague, il suo migliore amico Marcus e Trina, inizialmente McTeague possiede uno studio dentistico, un giorno Marcus porta Trina, una donna di cui è apparentemente infatuato, per dei trattamenti ai denti, da qui McTeague si innamora della donna e trova il coraggio di chiedere all'amico se può sposarla, che in un momento di benevolenza decide di rinunciare a Trina e la concede a McTeague, il quale inizia a frequentare Trina e poco dopo le chiede di sposarsi, tutto bene fin quando non arriva il motore scatenante dei disastrosi eventi successivi, ovvero il denaro, l'apparente fortuna di una vincita alla lotteria di ben 500.000 dollari sarà l'atto che distruggerà per sempre la vita dei tre, con un'iniziale invidia da parte di Marcus, che viene divorato dal rimpianto di aver concesso all'amico di sposare una donna che poi avrebbe vinto una somma di denaro tale ma anche con una forte dipendenza creata da questo tesoro - ecco immaginatevi adesso Trina come Gollum che esclama "il mio tessssssoroooo" con la somma vinta, più o meno è questa la sensazione che trasmette - che progressivamente distrugge il rapporto di coppia, la seconda parte di film è tutta una discesa nei meandri dell'animo umano più meschino, avaro ed egoista, con una serie di bassezze tra i personaggi che segnano sempre nuovi livelli, da Marcus che denuncia l'amico per invidia, in modo da fargli chiudere lo studio e lasciarlo senza lavoro, a Trina che sempre più ossessionata dalla somma, che decide di non toccare per preservarla, diventa sempre più avara, non concedendo prestiti neanche alla madre e risparmiando qualche centesimo anche per cose essenziali, costringendo il marito ad uscire a piedi anche quando piove per non sprecare i soldi del taxi, comprando la carne avariata per spendere meno, la narrazione sembra applicare questo paradosso, l'ingente somma di denaro al posto di migliorare la vita dei protagonisti la peggiora notevolmente, e lo si vede sia negli aspetti riguardanti il tenore di vita, con la coppia che progressivamente ha sempre un aspetto più trasandato, tra barba incolta, vestiti strappati, casa lasciata a se stessa, sia negli aspetti emotivi in cui si crea un distacco che diventa insanabile, l'avarizia divora ogni singolo aspetto dei rapporti interpersonali, lasciando come unico compagno il denaro, fino all'inevitabile autodistruzione che avviene in quella meravigliosa sequenza finale nella Death Valley, momento che trovo agli apici del cinema, con la resa dei conti tra McTeague, ormai fuggiasco col denaro e Marcus, nel bel mezzo del paesaggio più arido, con un mood quasi apocalittico in cui ogni forma di vita viene distrutta dall'egoismo umano, il cavallo muore di sete, l'uccellino probabilmente di stenti, la borraccia con l'acqua, fonte di vita viene perforata nel tentativo di fermare il cavallo col bottino, in questi gesti vi è una certa cecità dell'animo che non riesce a ponderare l'importanza degli elementi, l'avarizia estrema da priorità al denaro anche rispetto a ciò che è essenziale per vivere, dopo la distruzione dei rapporti interpersonali, la perdita dell'acqua in un contesto simile è la definitiva pietra tombale sulla vita e sull'animo dei due.

E poi c'è la regia di Von Stroheim che è semplicemente straordinaria, che mischia un linguaggio realista con una componente simbolica visionaria da urlo, poco da fare, il film è pieno di simboli, visioni, metafore, una più bella dell'altra, la stessa Death Valley è il contesto ideale del confronto perché rappresenta l'aridità dell'animo umano che distrugge ogni forma di vita, così come la speranza di redenzione, il simbolo del gatto che attacca gli uccellini in gabbia per mostrare il tradimento di Marcus ai danni dell'amico, la bara che passa sullo sfondo durante il matrimonio che diventa una sorta di presagio sull'esito fatale dell'evento - e c'è da apprezzare tantissimo anche l'uso della profondità di campo che porta a mostrare l'azione su due piani separati, ricordiamoci che si parla di un film del 1924, non era affatto scontata come cosa - fino ad arrivare alle visioni vere e proprie che fungono da perfetto intermezzo, ovviamente la più famosa ed esplicativa, quelle delle braccia rinsecchite dall'avarizia che maneggiano il denaro, da contestualizzare al comportamento di Trina in quel momento che andava avanti di stenti per preservare la somma vinta, fino all'immagine della mano che stritola i due protagonisti, e crea anche una certa sensazione di oppressione, altro momento altissimo.

Greed è un film che ha fatto scuola, incredibile capolavoro che riesce perfettamente a coniugare una narrazione dilaniante, estremamente sentita, che spezzetta l'animo umano ormai arido ad un simbolismo incredibilmente suggestivo.