Buon dramma di Costabile, "Familia" è un film di estrema attualità, ben recitato e che prende degli interessanti risvolti, specie in una seconda parte tesa e pedante, che arriva ad un finale quasi shakespeariano, raccontando la storia di questa famiglia con una madre, due figli ed un padre violento appena uscito di prigione, fin dalla prima parte, quella dove ancora i bambini sono piccoli, si respira un'atmosfera pesante, omertosa, con la donna terrorizzata dal ritorno a casa del marito che viene costretta ad una convivenza non gradita solo per non subirne le conseguenze, con anche aiuti che sembrano provenire dall'esterno verso i quali si mostra titubante per la probabile reazione violenta del marito, con un epilogo, di questa prima parte, particolarmente carico di dramma, con i figli che tramite istituzioni che sembrano non scendere mai all'origine del problema, quanto applicare protocolli superficiali e prassi standardizzate, verranno allontanati ingiustamente anche dalla madre.
La seconda parte, ambientata nove anni dopo, è il corpo del film, che mostra le conseguenze di un'educazione deficitaria, di un padre violento e assente per anni, con i due fratelli che sviluppano caratteri opposti, se uno sembra aver intrapreso comunque la giusta strada, l'altro per sopperire determinate mancanze finirà per entrare in questo gruppo di fascisti militanti, in questa parte il film denuncia tutta la cultura basata su una mascolinità tossica e violenta, delle ideologie retrograde che classificano gli uomini sulla base di coraggio e forza fisica, con conseguenze devastanti sulla salute mentale ma anche sulla fedina penale, il progressivo riavvicinamento al padre, da parte del figlio che ha subito più la mancanza, mostra invece quanto una mentalità così radicata sia impossibile da cambiare, specialmente ad un'età avanzata come quella del padre, che si nasconde dietro un velo di pacifica apparenza e inizia a mostrare i sintomi tossici gradualmente riprendendo confidenza e pretese nei confronti dei figli e della moglie, con anche pretesti abbastanza ridicoli - il lavoro, i fiori regalati dal figlio, roba che vista oggi sembra fuori dal mondo ma purtroppo la cronaca dice altro -
Ma alla fine "Familia" parla anche di redenzione, la redenzione di un figlio vittima dei peccati del padre che ricadono su di lui, una sorta di maledizione per la vita alla quale sembra impossibile sfuggire, arrivando ad un finale che nella sua drammaticità estrema fa intravedere la luce in fondo al tunnel.
Regia non particolarmente estrosa, tuttavia non mi è dispiaciuta la gestione dei tempi, un po' dilatata che da il tempo allo spettatore di assorbire il dramma, buone le interpretazioni, forse su tutti direi quella di Rafa Nadal nel ruolo del padre violento, no scusate era Francesco Di Leva, che il suo fisico corpulento e un linguaggio del corpo aggressivo riesce a restituire una forte sensazione di pericolo e ansia che il tutto possa degenerare in un momento.