"The Caine mutiny" è un interessante adattamento dell'opera di Wouk, narrando la storia di questo ammutinamento riguardante la marina militare statunitense durante la Seconda guerra mondiale, è un film che pone forti dilemmi sul libero arbitrio, sul potere e la sua concezione, tramite il personaggio di Quigg, qui interpretato da Bogart in una delle sue grandi prove, seppur molto distante dal personaggio tipo associato all'attore, quello dell'antieroe noir, Capitano che prende in mano il Caine e vuole imporre una rigidissima disciplina su tutto l'equipaggio, una personalità particolarmente pignola e paranoica, più legata ai principi che al pragmatismo, un uomo egocentrico che si vanta spesso dei suoi successi in guerra e della lunga esperienza in marina per sopraffare i suoi sottoposti, da questi presupposti nasce un'escalation fatta di episodi in cui si enuncia una certa incapacità del capitano al comando, con errori banali, arroganza nel non riconoscerli, prese di posizione dubbie e pratiche inutili messe in atto per partito preso - tutta la questione riguardante le fragole rubate, episodio grave solo teoricamente, nel quale fa mettere a soqquadro una nave soltanto per dimostrare di aver ragione - arrivando all'episodio decisivo in cui il capitano sembra mettere a rischio la vita dei suoi uomini che a quel punto decidono di non prendere più ordini dallo stesso, facendo sorgere diversi dubbi sulla scelta dell'uomo al comando, in un certo senso minando le classiche convenzioni militari in cui bisogna soltanto obbedire agli ordini senza pensarci, ma tirando in ballo anche la capacità di giudizio stessa, come si vede esplicitamente nel processo in cui una corposa parte riguarda le affermazioni dei marinai riguardo lo stato di salute mentale di Queeg, considerato ormai incapace, per via dei vari errori e delle sue ossessioni, di comandare la nave, ponendo anche il dilemma giuridico se valga di più la parola degli esperti che non hanno potuto constatare l'azione di Queeg sul campo o quello dei marinai costantemente a contatto con lui.
Bogart è il solito gigante, con questo personaggio dai tratti nevrotici, colmo di paranoie ed egocentrico fino al midollo, creando anche tra le righe una certa critica all'istituzione militare, alle sue convenzioni e formalità - tutta la questione riguardante le camicie dentro i pantaloni ad esempio -. Dmytryk gestisce bene i tempi e regala anche qualche sequenza di valore, tra una prima parte più d'azione, con svariate scene di massa, tra tempeste e operazioni di guerra ad una seconda parte che prende le fattezze di un legal movie.