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IL VAMPIRO (1932) regia di Carl Theodor Dreyer

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stratoZ     8½ / 10  26/05/2025 12:37:36 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Splendido film di Dreyer in una delle sue incursioni nel soprannaturale, imperfetto, incompleto, per una serie di vicissitudini a scapito della pellicola, ma estremamente affascinante, registicamente portentoso, ma c'era da aspettarselo da uno dei migliori registi di sempre, Dreyer rielabora il mito del vampiro a suo piacimento, prendendo spunto non tanto da Stoker quanto da Le Fanu, creando questa storia in cui, molto più velatamente che in altre sue opere, parla di folklore e superstizione, con la figura di questo giovane studioso che si ritroverà nel bel mezzo di una questione molto più grande di lui, ma a stupire non è tanto l'aspetto narrativo, ad oggi frammentato e che lascia quella sensazione di incompletezza, quanto l'atmosfera meravigliosa che il regista riesce a creare, colma di suggestioni, sospesa tra realtà e allucinazione, un incubo ad occhi aperti, - letteralmente considerata la scena più famosa del film - valorizzato da una messa in scena incredibile, nella sua ora e un quarto scarsa di durata Dreyer regala una sequenza più bella dell'altra, dalle sue composizioni del quadro magistrali, come la famosa inquadratura dell'uomo con la falce che suona la campanella sul fiume, a dei giochi di ombra dal taglio espressionista che contribuiscono a creare questa sorta di distacco dalla realtà, i balletti sul muro del castello, ipnotici e suggestivi, o ancora, le rapide decomposizioni tramite dissolvenze, l'utilizzo estroso della camera che vaga nello spazio come un personaggio vero e proprio o se vogliamo un'entità a seguire il protagonista, regalando anche diverse panoramiche non scontate per l'epoca, l'utilizzo stesso del sonoro in maniera contenuta, lasciando ancora molto spazio alle sequenze prettamente visive tipiche del muto, con questo silenzio solenne che non fa altro che accentuare l'atmosfera di morte che persiste tra quei casolari e quei boschi, e ovviamente le sequenze surreali, impossibile non citare a tal proposito la scena in soggettiva della bara, dove il protagonista vede se stesso con gli occhi aperti dentro la bara e tramite il vetro la telecamera prende presto la soggettiva, momento altissimo e di una suggestione impagabile, angosciante, tenebroso, straniante.

Poi c'è tutta la parte della tensione sintomatica, forse la componente meno memorabile del film non tanto perché non riesca a creare suspense, anzi ci riesce eccome, quanto perché la ritengo l'elemento meno originale, a differenza del resto, per intenderci, tutti i piccoli sintomi del vampiro che si manifesta, dall'iniziale allerta dell'anziano ai vari testi, anche molto suggestivi nella scrittura, mostrati come nel muto per contestualizzare meglio la leggenda, fino alle varie ferite sul collo che abbiamo visto in tutte le salse, arrivando ad uno splendido finale, in cui Dreyer ancora una volta sbizzarrisce il suo genio, dalla morte del dottore seppellito dalla farina alla corsa liberatoria di Grey e Gisele che metaforicamente passano oltre il fiume nebbioso arrivando ad una radura luminosa, simboleggiando la fine di questa oscura disavventura.

"Vampyr" è una pietra miliare del cinema vampiresco, ma direi dell'horror in generale, il classico film d'atmosfera che mostra delle splendide idee registiche e una componente visiva meravigliosa, film molto molto bello.