Gran bel film tratto dai racconti di Sciascia, tra il giallo e il poliziesco ma intriso di critica sociale, tramite il contesto descritto, ambientato in un paesino nel palermitano in cui avviene un misterioso omicidio scoperto il giorno dopo la segnalazione fatta alla polizia di questo uomo tornato da lontano che chiama per un misterioso oggetto trovato in casa propria, da qui partiranno svariate indagini, col brigadiere, che vuole approfondire la questione, notando svariate incongruenze con l'ipotesi del suicidio, supportata dai suoi superiori che vogliono sbrigare la pratica velocemente per non destare clamore mediatico, e tramite gli interrogatori scoprendo sempre più elementi sospetti, con due successivi omicidi che sembrano collegati al primo caso, il film con questo pretesto mostra una realtà di provincia in cui il potere sembra aver preso il sopravvento sulla giustizia, tramite la figura del malefico commissario che sembra essere sempre più implicato nella vicenda e fa di tutto per sviare le indagini, incolpando cittadini che casualmente sono venuti a contatto con l'accaduto pur di trovare un capro espiatorio - come il rappresentante di medicinali venuto dal nord, tenuto in custodia cautelare con elementi molto dubbi e che ci regalerà un finale estremamente esplicativo, in cui decide di farsi gli affari propri per non rischiare ulteriormente - ma anche nella figura del procuratore, ignorante e pieno di sé, messo in un ruolo in cui sembra non avere la minima competenza, restituendo delle istituzioni giudiziarie piene di falle, lontane dall'imparzialità in un luogo dove la giustizia non sembra uguale per tutti, anzi.
Belle le ambientazioni di una Sicilia desolata, lontana dalla tipica rappresentazione soleggiata e con colori caldi, anzi è avvolta da un particolare grigiume, spento e desaturo, che mostra la scolorita realtà del posto, tra vetusti casolari e cittadine fatiscenti, un angolo di mondo abbandonato a se stesso, notevoli le interpretazioni dal mitico Gian Maria Volonté, qui in realtà in un ruolo abbastanza secondario, uno degli ultimi della sua carriera, nella parte del professore in pensione, dallo sguardo disilluso e che vede con una certa amarezza il futuro del posto e il fallimento dei suoi ideali di cultura e conoscenza, ad un Ennio Fantastichini viscido, maligno, dai tratti nevrotici, tratteggiato splendidamente e con la paura di essere scoperto scritta in faccia, ottima parte anche per un giovane Ricky Tognazzi.