Capolavoro di Scorsese, ovviamente, uno di quei film iper famosi che però merita tutti gli incensamenti ricevuti, "Taxi driver" è un film straordinario, poco da fare, un monolite del cinema anni 70's e uno dei maggiori rappresentanti della New Hollywood, un film disilluso, nichilista, dai tratti ipnotici, un viaggio nella psiche del protagonista approfondita splendidamente, andando a scavare nel contesto dell'America anni settanta tra un degrado sociale che si fa sempre più evidente e una massificazione imperante, tra politici imbonitori e dei rapporti sempre meno empatici, che scaturiscono in solitudine, nevrosi, alienazione e altre turbe mentali, che trovano terreno fertile negli eventi del recente passato - la guerra del Vietnam ad esempio, che seppur citata poco potrebbe essere un elemento che predispone Travis a determinati comportamenti impulsivi e distaccati -
Così Scorsese ci narra questa storia di solitudine, incomunicabilità ed alienazione, iniziando con Travis che fa richiesta per diventare un tassista a New York, senza un particolare motivo, non ha bisogno di soldi, non ha debiti, non fugge da nulla, semplicemente non riesce a dormire e vuole far fruttare questa sua predisposizione racimolando qualche quattrino, da qui inizia il viaggio nella New York notturna degli anni settanta, con una messa in scena clamorosa Scorsese, aiutato dalla leggendaria fotografia di Chapman con questa metropoli oscura e totalmente alienante, dalle tendenze lisergiche, fatta di luci al neon, semafori, splendide trasfocature che tendono a deformare queste piccole luci nel buio della città e dare una sensazione di viaggio ipnotico in una quotidianità che si ripete all'infinito, una sorta di inferno sulla terra in cui il protagonista vaga tra il degrado, con un'accentuata criminalità e la città in uno stato fatiscente, tra tombini scoperchiati, idranti che perdono acqua, le classiche colonne di fumo provenienti dal sottosuolo newyorkese, con un montaggio volutamente ripetitivo fatto di questi piccoli dettagli che quasi creano un loop tra di loro scandendo una realtà stagnante e ormai colma di disillusione, il tutto accompagnato dalla splendida colonna sonora di Herrmann, col suo meraviglioso motivetto principale jazzato e le improvvisazioni ai fiati che ne derivano, ecco tutto questo insieme è commovente per quanto è bello, sarebbero potute durare altre trenta ore quelle sequenze per quanto mi riguarda, hanno un'immersività tale che rendono il tutto estremamente coinvolgente e donano anche una certa componente poetica.
La trama la conosciamo tutti, ma cosa ci vuole trasmettere? Travis è forse una delle figure dell'antieroe per eccellenza, con qualche debituccio qua e là al noir classico, biforcando la narrazione in due vicende principali, la prima, quella riguardante Betsy, donna di cui Travis si è infatuato, e lo stesso Palantine, politico candidato alle primarie che sta facendo una massiccia campagna elettorale e di cui Betsy fa parte dello staff. Questa parte ha svariate funzioni, tra cui il riuscire a mostrare l'alienazione di Travis, per nulla abituato ad un contatto umano, che porta una ragazza al primo appuntamento a vedere un p0rno, non rendendosi minimamente conto della possibile reazione e dell'inappropriatezza del gesto, l'amore verso Betsy sarà l'ultima ancora di illusione del protagonista, che una volta spezzata lo farà totalmente estraniare dai meccanismi della società vigente, facendogli prendere una visione distaccata, che lo porterà ai gesti estremi della parte finale, come può essere il tentativo di uccisione di Palantine, appena accennato in realtà, che non è altro che un modo per ribellarsi non solo alla classe politica in sé, quanto alla massificazione che rappresenta, e questo si vede in tanti piccoli dettagli, dalla distruzione della televisione, mezzo per eccellenza dell'uniformità di pensiero, alla lettera che Travis scrive ai genitori in cui non si ricorda le date dei loro compleanni e anniversari.
Parallelamente si sviluppa la trama riguardante Iris, ragazzina tredicenne costretta a prostituirsi da questo pappone, qui Travis dopo aver visto il sistema da vicino, si farà giustiziere e liberatore della ragazza, probabilmente provato dalle condizioni di estremo degrado che ha vissuto girando per la città di notte, finendo per diventare un eroe agli occhi dell'opinione pubblica, ma è fantastica la messa in scena del momento, in cui De Niro raggiunge degli apici di recitazione incredibili, trasportando tutta l'insofferenza del personaggio e la disperazione, meravigliosi gli ultimi momenti in cui tanta inutilmente il suicidio e la sua faccia ormai troppo distaccata dalla realtà quando entrano i poliziotti nel motel, ma in generale, come se ci fosse bisogno di specificarlo, la provadi De Niro è superba, partendo da uno stato iniziale in cui i problemi sono appena accennati, mostrando una sintomatologia che si fa evidente solo pian piano, senza mai esagerare, risultando estremamente credibile in ogni gesto, in ogni momento.
Poi c'è la regia di Scorsese che meriterebbe un capitolo a parte, troppe trovate grandiose, già nell'impianto in sé in cui riesce a gestire i tempi in maniera incredibile, dilatando le parti più esperienziali, quelle per intenderci dei giri notturni in cui il protagonista rimane solo con la sua coscienza o con altri ospiti del taxi, alle accelerate nei momenti chiave, usando uno slow motion a vari livelli in svariati momenti per accentuare il distacco dalla realtà del protagonista, o gli stessi specchi che diventano il più classico dei simbolismi ma perfettamente aderenti alla narrazione, tra gli specchietti del taxi stesso, in cui Travis vede più volte il suo viso perso tra le luci della metropoli - avviene anche sul finale col viso di Betsy, momento commovente per quanto è bello - alla famosissima scena dello specchio in cui Travis probabilmente scinde definitivamente le sue personalità, abbandonando il vecchio uomo conformista ed uscendo dai meccanismi imposti una volta per tutte, ma ce ne sarebbero a bizzeffe di grandi trovate, dal momento della telefonata di scuse a Betsy in cui il regista si allontana con la camera lasciando il protagonista fuoricampo pieno di mortificazione, quasi a non voler invadere il suo imbarazzo, a quel meraviglioso pianosequenza nelle battute finali sul tetto del motel che da la panoramica dei tragici eventi.
Insomma ci sarebbe da parlarne per giorni, capolavoro.