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L'ENFANT - UNA STORIA D'AMORE regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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stratoZ     8 / 10  29/04/2025 12:44:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Gran bel film dei fratelli Dardenne, uno dei loro più iconici, complice anche la vittoria della Palma d'oro, "L'enfant" è una storia dai tratti emotivi forti, fatta di scelte estreme, dettate dalla necessità e dalle condizioni estreme dei personaggi, con l'intreccio principale che diventa una grande metafora del loro essere, il proletario che rinuncia all'unica sua vera ricchezza, la prole appunto, in cambio di una buona somma di denaro, ma oltre ad un discorso economico il film si snoda efficacemente anche sull'aspetto umano, una certa distanza che mostra Bruno nei confronti del neonato, forse per via della poca maturità e della sua inadeguatezza nel fare il padre, per via del contesto in cui sembra essere affossato, essendo un piccolo criminale che va avanti a furti e fa una vita di stenti, allo stesso tempo è un film che pone il focus sul grande argomento delle scelte, ovviamente quella principale, la vendita del figlio a questa organizzazione clandestina che lì da in adozione, sarà l'inizio di una catena infinita di guai in cui Bruno dovrà affrontare i problemi di natura familiare, come le gravi conseguenze sulla salute emotiva della compagna e madre del bambino, ma anche quelle del danno procurato all'organizzazione con l'annullamento della vendita del figlio, oltre ai problemi giudiziari una volta che la compagna decide di comunicare il tutto alla polizia.

Uno degli aspetti chiave è la descrizione dei personaggi, se Sonia dimostra una certa maturità, scaturita dall'essere diventata madre, seppur ancora incapace di tutelare del tutto il figlio, Bruno è un bambinone, che va a ribaltare il modello cinematografico dell'antieroe, se quest'ultimo compie azioni tutto sommato buone ma spesso con metodi poco ortodossi, creando una particolare distanza con lo spettatore, Bruno è tutto il contrario, compie un'infamata dietro l'altra, rapinando povere signore assieme al suo socio quattordicenne e compiendo malefatte di discreta entità, tuttavia vi è questa umanità e inadeguatezza al contesto che emerge continuamente che in qualche modo fa affezionare lo spettatore al personaggio, annullando ogni barriera di giudizio a favore di una grande compassione nei suoi confronti, alla fine anche la vendita del bambino, sembra quasi trattata come una piccola marachella, un gesto fatto in un momento di debolezza in cui l'istinto prevale sulla ragione, con un bel po' di negligenza e disperazione di fondo, ed è questa la grande abilità dei Dardenne, riuscire a far vedere un punto di vista inedito in una vicenda che di base porterebbe lo spettatore a provare un forte disgusto di pancia verso il protagonista.

Stilisticamente eccezionale, con la loro solita componente registica scarna ed essenziale fatta di quella solita camera a mano che ha fatto la fortuna del duo e che questa volta più che mai prende la soggettiva di un personaggio all'interno della storia, come a seguire continuamente Bruno, un personaggio tuttavia discreto, che rimane fuori dalla saracinesca quando Bruno va a riprendere il bambino, che si ferma fuori dal vicolo quando Bruno viene minacciato duramente dai sicari, che non osa avvicinarsi quando gli agenti di polizia arrivano ad arrestare il socio di Bruno, ma vi è anche la componente d'azione, qui particolarmente efficace, ed in un certo senso struggente e difficoltosa, con quella lunga sequenza sul finale della rapina in moto con la camera che segue senza particolare stabilizzazione i due personaggi e riesce a creare una grande suspense in questa sorta di nascondino per sfuggire agli inseguitori.

Molto bello, molto toccante.