Ambiziosissimo film di Altman, la sua unica incursione nella fantascienza, una sorta di film distopico e pessimista, colmo di riferimenti esistenziali, dialoghi estenuanti e un'atmosfera funerea pervasa da un grigiume e un glow che rende difficoltoso l'orientamento e la contestualizzazione, sulla carta è un lavoro molto interessante, specialmente per un cast di nomi enormi, da Gassman a Bibi Andersson - una delle muse di Bergman, scusate se è poco - da Paul Newman a Fernando Rey, una particolarissima unione di queste stelle internazionali provenienti da contesti molto diversi.
Tuttavia, a mio parere il film non rende come deve, sia per l'annacquamento narrativo, in una prima parte estremamente stagnante senza un particolare motivo se non quello di mostrare le poche prospettive di questa vita sulla terra che sta per finire, arrivando ad una seconda in cui il film sembra girare a vuoto, per intenderci, essendo basato su questo gioco violento che da il titolo al film, in cui il perdente ci rimetterà la vita, ci si aspetta una sorta di spiegazione, quantomeno delle regole, invece non c'è alcun tipo di riferimento, Altman decide di proseguire la narrazione tramite dialoghi di stampo esistenziale, sulla vita, la creazione, la morte e una forte rassegnazione dell'umanità che ha preso consapevolezza della fine, che attenzione ci potrebbe stare il suo rinunciare all'azione per filosofeggiare, il problema è che continua a girare a vuoto, risultando addirittura didascalico, i dialoghi tra i vari personaggi che da un momento all'altro si pongono le riflessioni risultano fuori contesto e buttati lì senza un minimo di idea di regia, ne viene fuori una pellicola confusionaria ma soprattutto poco originale, che prova a parlare dei grandi temi senza efficacia, giocandosi male delle carte che di base avevano un bel potenziale considerato il contesto creato.
Sicuramente deludente, con un grande cast poco sfruttato, inaspettato flop di Altman dopo un decennio ad altissimi livelli, peccato.