Verdone tenta un ritorno al glorioso passato, riprendendo un po' il modello del film ad episodi già visto in diversi suoi cult, questa volta non utilizzando un montaggio alternato quanto mettendo gli episodi in sequenza e in un certo senso riesumando i suoi grandi personaggi che dopo "Viaggi di nozze" sembravano essere stati accantonati, infatti c'è la famigliola un po' imbranata che parla strano, come accadeva a Leo, o Mimmo, nei primi due film, questa volta alle prese con la morte della nonna e con un'onoranza funebre pessima, interessata solo al guadagno che gliene farà vedere di tutti i colori, fino all'arrivo del fratello rompiscatole dall'Australia, con un tosto equivoco finale.
Il secondo episodio invece riporta in scena il tipico personaggio pignolo e logorroico che ha già avuto grande popolarità in "Bianco, Rosso e Verdone" e sempre "Viaggi di nozze", qui nel ruolo di un professore universitario fissato con l'arte, perfezionista e un po' dispotico, che vuole il figlio trovi al più presto una ragazza, invitando lui stesso una studentessa con le stesse passioni del figlio per farli legare, in questo episodio la verve comica è accentuata dall'insopportabilità del soggetto, che catalizza tutta l'attenzione su di sé, con la sua estrema pignoleria e una certa ipocrisia di fondo - interessante la scena dove va a prostitute e conosce il monastero bizantino di quella sconosciuta città moldava da cui proviene la ragazza -, così come viene messa in risalto l'estrema disperazione dei personaggi nello stare in contatto con lui, dal figlio e la nuova ragazza alla domestica anziana restata lì per proteggere il figlio, arrivando ad un finale tutto sommato interessante.
Il terzo episodio mostra la famiglia coatta per eccellenza alle prese con un viaggio in un lussuoso hotel a Taormina, in mezzo a svariate persone snob, è forse il più triste dei tre, mostrando una certa disillusione di fondo data dai vari tentativi dei personaggi di elevarsi e intraprendere relazioni con le persone incontrare nel luogo, che falliranno miseramente dopo avergli creato grandi aspettative, l'unico che riuscirà ad avere un rapporto sincero è il figlio, dalla spiccata incomunicabilità, che si rifugia dietro al calcio per via di genitori totalmente disinteressati a lui, qui Verdone accentua una certa comicità coatta, dalle vociate in piscina che disturbano la quiete del posto all'usanza di lasciare cospicue mance allo staff per mostrarsi abbienti e al livello degli altri ospiti.
Nel complesso qualcosa di carino qua e là c'è, tuttavia è un film in cui si nota un netto calo di qualità rispetto alle opere simili precedenti di Verdone, nonostante la componente drammatica in fondo riesca ad emergere, quella danneggiata è la comicità, la freschezza delle gag viene a mancare, si ride raramente - forse l'unica volta che ho riso davvero è quanto il Verdone coatto confonde la posizione del missionario chiamandola "del samaritano" -, abbastanza dimenticabile.