Uno dei film di Verdone di stampo più drammatico, racconta la storia di questi tre fratelli, con personalità diametralmente opposte tra loro, alla ricerca del padre scomparso da qualche parte in Toscana, è un film in cui la comicità iniziale va pian piano scemando, andando ad analizzare i rapporti in questo triangolo di personaggi, anche approfondendoli discretamente, da Vanni, pianista di successo dall'aspetto curato e formale, interpretato da un giovane Sergio Rubini a Gregorio, un dj un po' disilluso che pensa a divertirsi e fare festini - non male l'introduzione con la festa nella villa del padre - che vive col rimpianto di aver potuto fare il violinista se non si fosse rotto il dito da adolescente, arrivando a Livia, donna in crisi col marito.
La lunga ricerca del padre diventerà un'occasione per i tre fratelli per conoscersi e comprendersi meglio, chiarendo situazioni rimaste irrisolte per troppo tempo e arrivando ad una comprensione reciproca, tra litigate, urla e momenti di riappacificamento, facendo emergere le fragilità tenute nascoste da ognuno, il più grosso merito del film probabilmente è quello di creare un certo effetto nostalgico, accentuato dal contesto di una radiosa Toscana tra i paesaggi giallognoli e ville storiche in stato di semiabbandono, come gli stessi protagonisti che sembrano aver perso la cura di se stessi, ma che ritroveranno dei rapporti con i fratelli che sembravano essersi persi nella caoticità e nell'incomunicabilità della vita adulta, lo stesso padre sembra un'entità esterna, distaccata dai tre, trattato come un estraneo e apparentemente egoista.
Non eccezionale, ho preferito il Verdone comico rispetto a questo.