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FIGHT CLUB regia di David Fincher

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stratoZ     8 / 10  31/01/2025 13:48:28 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Film a cui sono molto affezionato, che non sarebbe privo di difetti, ma spesso li sorvolo per una questione prettamente affettiva, gli voglio bene e quando ero giovane - e si intende tra i dieci e quindici anni fa - l'avrò visto una decina di volte nel giro di pochi mesi, recentemente l'ho rivisto in sala in occasione del venticinquesimo anniversario dall'uscita e devo dire che ancora oggi mantiene inalterato il fascino che esercita su di me, nonostante col tempo sia diventato sempre più insofferente nei confronti di una tipologia di cinema simile, quello tipicamente americano colmo di frasone ad effetto alla ricerca del clamore, e questo ne è pieno, eppure, vuoi perché si adattano bene alla narrazione, vuoi per l'affetto che provo, vuoi perché ci sono tanti altri pregi da considerare, a me ancora "Fight club" piace, e anche tanto, lo trovo uno splendido viaggio allucinato nei meandri di una mente disturbata, palesemente in burnout a causa del contesto in cui è costretto a vivere, un mondo capitalista e iperconsumistico che riduce il protagonista allo stremo, creando la proiezione di se stesso però di successo, è così che nasce Tayler Durden, personaggio ormai iconico, una versione anarchica, sicura di di se, mascolina, carismatica, del protagonista, quella figura che in un certo senso realizza i sogni più nascosti del protagonista, dalla relazione con Marla, con diverse sottolineature sulla bravura a letto di Tayler, all'essere un leader carismatico e controcorrente di questa organizzazione che vuole distruggere il sistema in cui è stato ingabbiato per tutta la vita, una reazione estrema della sua psiche alle pressioni subite dal mondo capitalista, ma ci sono tanti dettagli all'interno del film che rafforzano il significato, a partire dall'incipit e la frase in cui il protagonista - di cui attenzione, non viene mai specificato il nome - prevede che un giorno i pianeti e le galassie verranno rinominati con i nomi di famosi brand, alle famose scene sulle sedute psicologiche per gente che ha gravi malattie, sottolineando il fatto che si viene davvero ascoltati solo quando la gente pensa tu sia in fin di vita, prima di allora il mondo va troppo veloce per sentire la tua opinione.

Il malessere psicologico del protagonista presto si evolve in questa bipolarità, ormai non credo si tratti neanche di spoiler, dato quanto è diventato celebre il tutto, il rapporto con Tyler, suo alter ego, il vivere in una casa diroccata nel mezzo della sporcizia e senza servizi e soprattutto la fondazione del Fight club vogliono mostrare l'uomo che riscava nei suoi istinti più primordiali, che fino a quel momento aveva assopito tra un meeting di lavoro e un aperitivo, creandogli anche una certa dipendenza data dall'adrenalina del momento, il protagonista così come gli altri personaggi non aspettano altro di tornare al Fight club per battersi, ben presto l'organizzazione prende una piaga diversa, con l'operazione finale per azzerare le carte di credito, considerato l'unico metodo per riportare tutta la popolazione ad una parità economica, creando una vera e propria setta i cui adepti pendono dalle parole di Tyler, ma il messaggio, seppur un po' romanzato, vuole essere nell'eccessiva alienazione causata dal mondo contemporaneo, che porta il protagonista a concepire un progetto di tale grandezza senza rendersene conto, la cura nei dettagli delle sceneggiatura in ogni caso è di gran livello, come può essere la questione del sapone, fatto col grasso rubato dalle cliniche per la liposuzione, posto per antonomasia dove vanno i ricchi a smaltire l'eccesso del loro consumismo, ma mostra anche l'altra faccia della medaglia, di come l'organizzazione che si oppone ad una tale ideologia a lungo andare ne erediti i difetti, gli adepti di Tyler diventano degli automi incapaci di pensare ma bravi solo a prendere ordini, la stessa morte di Bob mostra come era diventato solo un numero all'interno dell'organizzazione, esattamente come l'individuo nel mondo che stanno combattendo.

Splendido a livello visivo, tra il marcio del seminterrato, colmo di sudore e sporcizia, alla stessa casa di Tyler diroccata tra muffa e perdite, mostrando soprattutto una metropoli buia e allucinata, con le sue luci al neon vagamente lisergiche, grazie anche alla bella fotografia di Cronenweth, già collaboratore di Fincher ai tempi dei videoclip, assieme al montaggio rapido con vari inserti particolari tra un frame e l'altro e una regia eclettica che valorizza anche delle ottime interpretazioni viene messo in scena uno splendido incubo - o viaggio - metropolitano nella mente bipolare del protagonista, a ragione un gran bel cult movie.